“Sicuramente c’è stata una sottovalutazione della vicenda. Come giustificazione posso pensare che la cosa sia stata presa sotto gamba perché i protagonisti della storia sono due minorenni. Il ragazzo di Aurora, ora indagato come presunto responsabile, ha solo 15 anni”, queste le parole dell’avvocato Lorenza Dordoni, legale della famiglia di Aurora -la ragazza tredicenne di Piacenza morta cadendo dal balcone-intervistata a Cusano News7 durante la trasmissione ‘7 sul 7’ daily, in merito alla tragedia che ha visto la giovane perdere la vita, e che vede coinvolto il ragazzo della vittima come presunto responsabile.
La dottoressa Dordoni prosegue: “Secondo me la tragedia si poteva evitare, come per molti altri femminicidi. A parte il caso fortuito in cui si incontra un serial killer o un pazzo per strada, nella maggior parte dei casi se non ci fosse una sottovalutazione del problema, anche da parte della vittima stessa, il delitto si potrebbe evitare”.
“Dall’esterno spesso questi segnali risultano essere molto chiari. Non voglio additare solamente i servizi sociali che avevano in carico la ragazza: la responsabilità è a carico di tutti gli organi coinvolti, della scuola in primis ma anche psicologa e neuropsichiatra sono responsabili”.
L’avvocato Dordoni commenta la posizione della famiglia del ragazzo accusato, asserendo: “Io personalmente non conosco la famiglia del ragazzo, ma nel paese in cui vivono tutti la conoscono e purtroppo determinate dinamiche sono uscite fuori solo dopo l’accaduto. La madre del ragazzo ha inviato alla madre di Aurora un messaggio di cordoglio esprimendo la propria vicinanza a lei per un dolore che, a detta sua, condividono. La madre di Aurora ha reagito malissimo alla cosa, ma bisogna comprenderla, ha appena perso una figlia di 13 anni”.
“Il tema – continua – è che si tratta di una responsabilità collettiva, il ragazzo era stato espulso da scuola per aver minacciato un insegnante, da quello che so, con una forbice. Questo comportamento evidenzia una mancanza di rispetto per le istituzioni e l’autorità in generale. Ripeto, i segnali c’erano tutti e le avvisaglie c’erano state” sottolinea il legale”.
L’avvocato Dordoni termina il proprio intervento commentando le azioni legali intraprese: “Posso affermare che abbiamo richiesto un incidente probatorio per i telefoni dei due ragazzi. Il PM ha disposto l’accertamento tecnico dei telefoni di entrambi – spiega – richiedendo una copia forense dei due dispositivi in modalità full system”.
“Questo procedimento consente di recuperare ogni messaggio, audio o immagine che transitano nei dispositivi, anche se vengono cancellati. In realtà l’operazione è già conclusa, ma al momento dell’estrazione delle copie forensi gli avvocati non sono autorizzati a conoscerne il contenuto”.
“A tal proposito dobbiamo richiedere un incidente probatorio perché ci vengano messe a disposizione le copie delle chat audio e video. Il problema è che questo non è nei poteri dei legali della persona offesa che possono richiedere un incidente probatorio solo per tramite del PM stesso. Tuttavia credo che allo stato attuale delle cose il telefono del ragazzo sia in grado di raccontare molto più di quello che sappiamo oggi, rispetto anche a quello che abbiamo appreso tramite gli amici” conclude la dottoressa Dordoni”.
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