Pensionati, il 30 ottobre in piazza a Bologna: “Aumento pensioni minime 3 euro al mese: in piazza per dignità”

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“La legge di bilancio che è stata trasmessa alle Camera giustifica ancora di più le iniziative di protesta che come pensionati piacentini, nel contesto nazionale, stiamo mettendo in campo: l’aumento delle pensioni minime di tre euro al mese a qualcuno sembra adeguato?” chiede Claudio Malacalza, segretario generale dello Spi Cgil di Piacenza, che spiega i motivi che porteranno i pensionato a protestare a Bologna il 30 ottobre.

“Come sindacato pensionati avevamo già programmato a Bologna la manifestazione sulla salvaguardia del potere d’acquisto delle pensioni, su un fisco più equo e per avere finalmente i fondi sufficienza per il supporto alla non autosufficienza – spiega Malacalza – tradotti sono 10 centesimi al giorno gli aumenti previsti per le pensioni minime, mentre l’adeguamento all’inflazione, che abbiamo già criticato, è ancora insufficiente”.

Lo Spi sta organizzando anche le assemblee sul territorio piacentino “in previsione dell’iniziativa di fine novembre, che potrebbe tramutarsi in sciopero generale” spiega Malacalza.

Raggiungeranno Bologna da Piacenza in pullman i pensionati Cgil: “vogliamo denunciare la situazione insostenibile di tante famiglie e per rivendicare i propri diritti ormai da troppo tempo ignorati”. In Emilia-Romagna l’appuntamento regionale è il 30 ottobre ore 9 a Bologna con concentramento in via Indipendenza angolo via dei Mille e comizio in piazza Roosevelt. Parlerà il segretario organizzativo dello Spi nazionale, Stefano Landini.

“Chiediamo risposte su”

  • l’assoluta mancanza di fondi per le persone non autosufficienti (che in Italia sono praticamente invisibili); la pessima riforma dell’autonomia differenziata, che rende il Paese più diviso e iniquo; il continuo ricorso ai pensionati come “bancomat” di ogni legge di bilancio;
  • il persistere di un sistema di lavoro povero e precario che è all’origine di pensioni povere e incerte;
  • un fisco ingiusto che colpisce i poveri (dipendenti e pensionati soprattutto) e favorisce solo alcune categorie; un potere d’acquisto ai minimi storici, con pensioni sempre più “leggere” e costo della vita in aumento; un’inflazione in crescita costante senza provvedimenti correttivi a favore dei più svantaggiati; lo stato della sanità pubblica sempre meno finanziata a favore della sanità privata.

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