“Non serviva attendere gli ultimi, impietosi, dati sul turismo per sapere che le attuali politiche di promozione di Piacenza sono disastrose. Da parecchi mesi, infatti, come confermano i nostri interventi in Consiglio comunale e sui media, ammoniamo l’Amministrazione Tarasconi su come lo slancio impresso, assieme a un intero sistema territoriale, all’attrattività turistica si stesse spegnendo, portando anzi a cali sempre più preoccupanti.
Ogni punto di affluenza turistica perso sono decine di migliaia di euro, e posti di lavoro, dell’indotto del settore bruciati, vanificando gli sforzi dei soggetti privati.
Non ci sono scusanti per una tale situazione, che come avevamo anticipato a gennaio segna numeri negativi già dall’estate 2023: tutto il demerito va imputato alle sbagliatissime scelte politiche sulle quali avevamo allertato, inascoltati, l’Amministrazione con anticipo, dal momento che non ci interessa la polemica, ma offrire il massimo spirito collaborativo nell’interesse della Città e degli operatori del settore.
Una serie di errori che spiegano molto bene perché il turista abbia iniziato a schivarci: manca una proposta di livello governata dall’Assessorato competente. I Musei di Palazzo Farnese, anziché fulcro attrattivo, sono utilizzati per ogni sorta di altro intrattenimento: cena, riunione, ufficio comunale, come parcheggio. Personale di custodia e orari di apertura sono tagliati vergognosamente, ormai più da ufficio pubblico che non da museo attrattivo e accogliente.
Scellerato si è rivelato anche il prestito dei nostri capolavori nei periodi di maggiora affluenza, come il Klimt – che noi invece avevamo tanto valorizzato – al Forte di Bard. Per non parlare della fallimentare mostra dei Fasti Farnesiani, onerosissima e con risultati talmente scarsi che la stessa Amministrazione non voleva diffonderli.
Per completare il capolavoro il raddoppio della tassa di soggiorno a carico di chi dorme nelle strutture ricettive della Città. Questi solo alcuni dei ‘capolavori’ messi in campo dall’Amministrazione Tarasconi!
A sorprendere, insomma, non è il fatto che i turisti siano calati – e nonostante oggi Piacenza abbia anche la presidenza di Destinazione Turistica Emilia, in passato a Reggio e poi Parma -, bensì che ne arrivino ancora nonostante le iniziative dell’Amministrazione.
Confidiamo che, se non quella comunale, almeno l’Amministrazione provinciale, per quanto di competenza, ponga rimedio a questo declino.”
Erika Opizzi (FdI): “Dalla Regione maggiore attenzione al nostro territorio e più coinvolgimento degli operatori locali”
“La conferma di un trend di decrescita del turismo nel piacentino unito a quello parmense, in controtendenza rispetto al resto della regione, impone una seria riflessione sia a Destinazione Turistica Emilia – ente pubblico di promozione che agisce nelle province di Piacenza, Parma e Reggio-Emilia – sia alla Regione Emilia-Romagna, su come coadiuvare il nostro territorio in un comparto che non conterà certo i numeri della costa romagnola ma che, proprio per questo, deve avere un occhio di attenzione maggiore.
E che impegna centinaia di famiglie con tutte le conseguenze economiche che ne derivano.
Il calo consolidato nei primi sei mesi del 2024, che si unisce a quello del secondo semestre 2023, evidenzia come le politiche turistiche rivolte al nostro territorio debbano essere riviste, a partire da un maggiore coinvolgimento degli operatori turistici locali (albergatori, esercenti) che sono spesso i primi promotori delle nostre eccellenze.
La nascita e la crescita di un brand attrattivo necessitano del coinvolgimento del maggior numero di attori possibile e di mezzi adeguati. Abbiamo eccellenze, a partire da quelle culturali, paesaggistiche ed enogastronomiche, che non hanno nulla da invidiare ad altri territori, ma necessitiamo dell’attenzione e dei mezzi adeguati per valorizzarli.
Il prezioso lavoro svolto in diverse zone del nostro territorio collinare e montano, dove infatti specialmente in certi periodi dell’anno si contano numeri finalmente positivi, grazie alla sinergia preziosa tra pubblico e privato, deve essere un esempio da seguire ed incentivare anche economicamente da parte della Regione e dalla stessa Destinazione Turistica Emilia, proprio nel momento in cui la stessa conta una governance piacentina con Presidente l’Assessore del Comune di Piacenza Simone Fornasari e con Direttore l’ex Assessore della Giunta Dosi Pierangelo Romersi e considerando che il comune capoluogo dovrebbe svolgere quel ruolo di traino che purtroppo è del tutto venuto meno”.
Tagliaferri (FdI): “Per Piacenza risultati inaccettabili”
“Il turismo piacentino si trova in una situazione allarmante. Nei primi sei mesi del 2024, gli arrivi hanno subito una flessione dell’1,4% e le presenze del 3,5% rispetto all’anno precedente. Un chiaro segnale che la fase di recupero post-Covid è ormai un miraggio. Nonostante la governance di Destinazione Turistica Emilia sia interamente piacentina, con l’assessore comunale Simone Fornasari al timone della presidenza e Pierangelo Romersi come direttore, i risultati per il nostro territorio sono scarsi e inaccettabili. Del resto, non è una novità: il centrosinistra conquista le poltrone, ma si dimentica dei cittadini. Piacenza continua a vivere un calo della vivacità commerciale nel centro storico e una visibilità praticamente inesistente, sia a livello nazionale che internazionale”. Così interviene Giancarlo Tagliaferri, consigliere regionale ricandidato con Fratelli d’Italia.
“La debolezza turistica emerge anche dai piccoli dettagli quotidiani, ad esempio la decisione della giunta Tarasconi di limitare ulteriormente l’accesso ai
musei civici di Palazzo Farnese, che sono stati chiusi nelle pause pranzo infrasettimanali, a partire dal 1º agosto, a causa dei pochi di visitatori. Altri dati recenti di inizio settembre parlano chiaro: tutti i Comuni piacentini sono in caduta libera, con un totale di 153mila presenze, di cui solo 48mila straniere. E mentre l’Emilia-Romagna conta 39,2 milioni di presenze turistiche nel 2023, i numeri pre-Covid rimangono un sogno lontano, con un decremento del 2,9% rispetto al 2019. È inaccettabile. In confronto, l’andamento medio nazionale mostra un aumento del 3,3% tra il 2023 e il 2019, con regioni come Lazio e Lombardia che crescono”.
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