Ausl sempre più qualificata e specializzata, arriva a Reumatologia il professor Marco Sebastiani

Nato a Lucca e laureato e specializzato a Pisa, Marco Sebastiani, è professore associato in reumatologia all’Università degli studi di Parma nell’ambito della School of Medicine e, da qualche mese, svolge la sua attività assistenziale nel reparto di Reumatologia di Piacenza diretto da Eugenio Arrigoni

“È un piacere avere il professor Sebastiani nel nostro team di Reumatologia  – sottolinea il direttore generale Paola Bardasi – Con il suo arrivo prosegue il percorso di qualificazione e specializzazione dei nostri ospedali che per noi passa dalla clinicizzazione dell’Azienda. È nostra precisa convinzione che con 11 sedi con degenza previste e approvate, di cui 4 già realizzate e altrettante per cui sono state attivate le procedure di implementazione, si qualifichi in maniera decisiva l’attività dei nostri nosocomi, con apporto qualificante e determinante nei confronti dei pazienti. Studio, ricerca e formazione sono i cardini per una sanità all’avanguardia”.

“L’Ausl di Piacenza può vantare sei professori: Ortopedia, Pediatria, Otorino, Microbiologia, Igiene generale applicata, e Reumatologia, a cui si affiancano tre ricercatori in ortopedia, pediatria e otorino e 247 medici in formazione dall’Università di Parma. Tutto questo al fine di qualificare i reparti ospedalieri attraverso l’insegnamento e la ricerca e, contemporaneamente, di costruire il futuro della sanità piacentina puntando sulla formazione dei professionisti di domani”. 

Recentemente il professor Sebastiani, che è responsabile del gruppo di studio Isalnd sull’impegno polmonare in corso di malattie reumatiche della Società italiana di reumatologia, e del comitato scientifico del Gruppo italiano per lo studio della Early arthritis (GISEA), ha firmato uno studio pubblicato sull’importante rivista scientifica Journal of Personalized Medicine. 

Condotto in collaborazione con altre università italiane, l’articolo si concentra sullo studio dell’interstiziopatia polmonare fibrosante progressiva nei pazienti affetti da sindrome di Sjogren primitiva, una malattia sistemica autoimmune che colpisce circa lo 0,2-0,4% della popolazione adulta, caratterizzata principalmente da secchezza di bocca e occhi, ma che può coinvolgere anche altri organi e apparati, come la cute, il sistema nervoso periferico, le articolazioni e appunto il polmone. L’interstiziopatia polmonare, che può portare alla progressiva fibrosi dei polmoni e all’insufficienza respiratoria, è una delle più frequenti e potenzialmente severe complicanze della malattia.  

Lo studio era condotto su 72 pazienti ed ha esplorato le possibili correlazioni tra fibrosi polmonare progressiva e fattori clinici, caratteristiche demografiche e sierologiche della sindrome di Sjogren, fornendo preziose informazioni sulla frequenza e sulle caratteristiche di questa complicanza, che arriva ad interessare oltre un terzo dei pazienti con interstiziopatia. 

“I risultati ottenuti – si evidenzia nelle conclusioni dello studio – ribadiscono il ruolo cruciale della diagnosi precoce per un intervento tempestivo che è possibile solo con una stretta collaborazione tra reumatologi, radiologi e pneumologi. La valutazione da parte di un team multidisciplinare, come avviene quotidianamente presso il nostro nosocomio, consente una migliore gestione di questi pazienti, migliorando in particolare l’approccio terapeutico”.

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