“Cara Emilia-Romagna, servirti è stato un privilegio, è stato un onore. Per te ci sono e ci sarò per sempre”.
Così il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, ha concluso il proprio intervento oggi in Assemblea legislativa, nella sede di viale Aldo Moro, nel quale ha annunciato che darà le dimissioni tra due settimane, dopo il G7 Scienza e Tecnologia in programma dal 9 all’11 luglio al Tecnopolo di Bologna. Un passaggio necessario prima dell’insediamento del Parlamento europeo, e l’occasione per tracciare un bilancio a conclusione di dieci anni di mandato alla guida dell’istituzione.
Anni definiti intensissimi, complicati, “se pensiamo che abbiamo attraversato la tragedia del terremoto e la ricostruzione, la pandemia, che il mondo non conosceva da un secolo, e l’alluvione dello scorso anno. Ma sono stati dieci anni- ha rivendicato il presidente- che vedono oggi questa regione più forte di prima”.
Dalla demografia al lavoro, dal boom dell’export agli investimenti in ricerca e sviluppo fino ai brevetti: i risultati ottenuti, tutti col segno più, sono frutto di “una strategia testardamente perseguita”, tale per cui “nel giro di un decennio e per la prima volta nella storia siamo diventati il sistema più dinamico, attrattivo di investimenti ad alto valore aggiunto, che vede nella ricerca e nell’innovazione il proprio motore”.
Ma la priorità resta investire sulle persone: “Lo abbiamo sempre fatto e stiamo accelerando in modo costante e progressivo. E bisogna partire dai bambini, dalle famiglie. In un Paese dove non si fanno figli bisogna sostenere chi sceglie di farlo e poi garantire il massimo dei diritti e delle opportunità”.
Bonaccini ha poi ricordato gli accordi sottoscritti con alcune tra le Regioni e i Paesi tra i più avanzati al mondo, che hanno messo progressivamente l’Emilia-Romagna “in una rete di relazioni, di opportunità, di stimoli che deve spingerci a crescere e ad aprirci sempre più. La nostra rete dei tecnopoli- ha ribadito il presidente- è diventata un attrattore e un moltiplicatore di queste opportunità”.
Poi, l’impegno per ricostruire in sicurezza la Romagna, per la transizione ecologica, per fermare il consumo di suolo, per rafforzare il trasporto pubblico locale, spingere sulle fonti rinnovabili.
Il presidente è poi passato ai rapporti con il Governo: “Sono trascorsi oltre 13 mesi dall’alluvione e il credito d’imposta non è ancora attivo. I beni mobili entrano solo adesso in un decreto striminzito, che non aggiunge un euro e che dice che chi ha perso tutto può ricevere solo 6 mila euro al massimo. Avevano promesso il 100%, siamo vicini all’elemosina”.
Altro tema delicatissimo, la salute. Ogni anno tutti gli indicatori, da ultimo il Ministero della Salute del Governo Meloni e Agenas, classificano quello dell’Emilia-Romagna come il sistema sanitario regionale più solido ed efficiente, il primo per qualità e quantità per livello dei servizi erogati: “Ma né io né i cittadini dell’Emilia-Romagna- ha evidenziato Bonaccini- sappiamo cosa farcene di un 10 in pagella se poi mancano i medici, gli infermieri, le prestazioni. Ribadisco che serve più sanità, e più sanità pubblica”.
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