Pug di Piacenza, appello di Associazioni e comitati: “Manca la parte di confronto richiesta dalla legge” – AUDIO

Pug di Piacenza Associazioni comitati

Pug di Piacenza, Associazioni Ambientaliste e Comitati di quartiere: “Manca la parte di confronto richiesta dalla legge“.

E’ stato firmato nella mattinata del 21 giugno 2024 un appello per un efficace percorso partecipato del Pug. Le associazioni ambientaliste e alcuni comitati di quartiere, dodici in totale, hanno espresso la propria valutazione  critica  rispetto al “percorso partecipato” che era stato annunciato dall’Amministrazione in previsione del PUG (Piano Urbanistico Generale).

Ci sono stati vari incontri spiega Laura Chiappa Presidente di Legambiente Piacenza assolutamente interessanti sul PUG, ma è stato è stato solo uno quello riservato al confronto con i portatori d’interesse. A nostro parere sono mancati gli incontri per confrontare le idee dell’Amministrazione e dei cittadini. Da questo poi si dovrebbe arrivare a fare una sintesi tenendo conto di quello che gli abitanti pensano per il futuro di Piacenza. Gli argomenti? Dalle aree verdi al comparto nord della città. Invece tutta questa parte non è avvenuta, ma ci sono state belle conferenze e visite a zone dismesse. Tutto molto interessante, ma è mancata la parte di confronto che tra l’altro viene richiesta in modo specifico dalla legge. 

Cosa chiedete in sintesi nell’appello

Che ci sia una rettifica di questo percorso partecipato in linea con la legge e con i cittadini. Poi sul modello di altre città vicine come Parma e Reggio si possa concretare un percorso con delle caratteristiche specifiche per arrivare a un piano il più possibile condiviso. 

Pug di Piacenza, appello di Associazioni e comitati: “Manca la parte di confronto richiesta dalla legge” – AUDIO

APPELLO per un EFFICACE PERCORSO PARTECIPATO al PUG DELLE ASSOCIAZIONI E DEI COMITATI

In molte occasioni pubbliche ma anche attraverso interventi scritti le associazioni ambientaliste e culturali, i comitati dei cittadini e anche alcune associazioni di categoria economica hanno rappresentato la necessità di un percorso partecipato per la costruzione del PUG, il principale strumento di pianificazione comunale che avrà riflessi sulla città futura, non solo da un punto di vista urbanistico ma anche ambientale, economico e sociale.

Dopo un primo incontro presso la Cappella Ducale di Palazzo Farnese, avvenuto il 25 febbraio 2023, in tre gruppi di lavoro, alla presenza di facilitatori, in cui è stato chiesto ai partecipanti di esprimere in particolar modo le aspettative e le proposte rispetto al PUG (non tanto le criticità), non è seguito alcun altro incontro in cui potesse essere fornita una restituzione alle proposte avanzate, né approfondimenti tematici sugli argomenti ritenuti più degni di attenzione e di analisi.

Non è stata nemmeno fornita, come invece assicurato, un riepilogo o una sistematizzazione  degli argomenti proposti, in modo tale da avere un quadro generale delle sensibilità emerse dalla comunità piacentina.

In seguito è stato proposto un questionario, contenente domande piuttosto generiche, il cui esito è pubblicato sul sito del Comune. Le risposte sono senza dubbio utili ma non soddisfano certo l’urgente bisogno di interlocuzione avanzata pressantemente dai cittadini.

E’ stato chiesto alle associazioni e alle categorie economiche la presentazione di proposte o note scritte relative al PUG, entro aprile del 2023 a cui però, purtroppo, non è stato fornito alcun riscontro né singolarmente né pubblicamente.

L’amministrazione ha in seguito avviato una serie di incontri tematici, sempre, presso la “casa del Piano” a Palazzo Farnese:

27 aprile 2023: esperienze a confronto

4 maggio 2023: mobilità dolce

25 maggio 2023: il paesaggio nella pianificazione urbanistica

26 maggio 2023: il PUG dei ragazzi

23 giugno 2023: la sicurezza

19 ottobre 2023: la città senza barriere

17 febbraio 2024: la città che crea lavoro

Incontri oggettivamente interessanti ma svolti nella modalità di “talk” in cui i partecipanti svolgevano prevalentemente la funzione di uditori.

Piuttosto partecipati sono stati i cosiddetti “laboratori di quartiere” del 7 giugno 2023, a dimostrazione dell’interesse dei cittadini, che non sono però stati soddisfatti nel loro desiderio di approfondire le problematicità del proprio quartiere per avanzare eventuali soluzioni. 

Interessanti anche le visite ai luoghi della rigenerazione urbana: padiglione Palmanova e ex scuderie di Maria Luigia, torrione Fodesta, torrione e bastione Borghetto, caserma Cella-Alfieri (Benedettine), caserma Cantore, ex chiesa delle Benedettine, a cui hanno potuto partecipare solo in pochi (un rappresentante per associazione), in orari difficilmente accessibili ai lavoratori e con tempi di comunicazione dell’invito molto ristretti

Quindi che cosa è mancato e che cosa la città richiede?

  1. Una chiara illustrazione degli indirizzi politici del Piano e delle richieste ai tecnici progettisti delle analisi necessarie per il conseguimento di un Quadro Conoscitivo adeguato alle esigenze di pianificazione.
  2. Un bilancio della gestione del PSC/RUE vigenti, in termini di dati e di valutazioni sulle concrete ricadute positive e negative sul territorio e sulle problematiche non risolte.
  3. La presentazione pubblica dei contenuti del Quadro Conoscitivo in modo da fornire le necessarie spiegazioni dei dati e di lettura delle tavole, che sono presenti nel sito del Comune ma che richiedono un concreto aiuto per essere correttamente compresi e interpretati da parte di cittadini non tecnici.
  4. Un confronto dettagliato con cittadini e associazioni su alcune specifiche problematiche e criticità urbane che hanno determinato nel tempo un’oggettiva riduzione della qualità urbana, che potrebbero essere corrette mediante scelte compensative. 
  5. Un confronto sulle possibili prospettive di rigenerazione urbana (aree pubbliche o private dismesse o degradate o accordi di programma in corso o decaduti che possono avere un impatto determinante sul sistema urbano) tali da assicurare il perseguimento dell’obiettivo dell’interesse pubblico.
  6. Un confronto sulle prospettive e opportunità per la crescita della qualità urbana mediante il potenziamento degli spazi ecologici all’interno del territorio urbanizzato (aree verdi a rischio, rete dei parchi, corridoi ecologici, ecc.) e nel rapporto con la fascia agricola e fluviale (cosa significa parco agricolo di cintura?); quale attuazione e con quali tempi degli interventi per la mobilità sostenibile e la riduzione dell’inquinamento atmosferico.
  7. Un confronto sulla regolamentazione necessaria per la tutela efficace del patrimonio architettonico e urbanistico della città storica e del “Parco delle Mura” non solo sulla base della normativa vigente locale e sovracomunale ma anche mediante la revisione della struttura organizzativa di autorizzazione e di controllo.
  8. Un confronto sugli obiettivi di contenimento davvero efficace del consumo di suolo basate sul blocco di nuova edificazione residenziale (come prevede la legge regionale) e di esplicita volontà di NON espandere gli insediamenti logistici, favorendo per le altre attività produttive il riutilizzo della copiosa disponibilità di aree dismesse private e pubbliche.
  9. Tutto ciò dovrebbe trovare spazio in una vera “casa del Piano”, un luogo dotato di tavoli per lavorare e riflettere sulle mappe, di proiettori, di bacheche per appendere i materiali, insomma un vero laboratorio di confronto delle idee e di scambio dei materiali. Più volte abbiamo sostenuto che lo spazio ideale sarebbe all’interno del Politecnico (per esempio la sala Vegezzi o altra a disposizione) che dovrebbe divenire un vero “Urban Center”. Per almeno due motivi: primo per il contatto con gli studenti che con la loro competenza, creatività e sensibilità potrebbero essere di valido aiuto ai cittadini interessati ai temi della città e della sua sostenibilità; secondo perché dovrebbe divenire uno spazio permanente di confronto rispetto ad un organismo – città appunto – che è in continuo divenire. Non quindi solo nella fase, pur importantissima, della costruzione del Piano.
  10. Occorre anche un’occasione/evento per mettere in mostra i disegni delle idee, ipotesi di soluzioni proposte dai cittadini e rendere fruibili i materiali per un confronto aperto, dialettico e visibile, una sorta “brain storming” collettivo per far uscire l’urbanistica dalle tane dei tecnici o peggio dell’ineludibile presenza dei sostenitori della rendita fondiaria. 

Queste richieste non rispondono a semplici desideri ma specifici dispositivi di legge, in particolare della LR 24 del 2017, che va rispettata !

Vedi in particolare i commi dell’ Art. 44  Consultazione preliminare 

3. L’amministrazione procedente presenta gli obiettivi strategici che si intendono perseguire e le scelte generali di assetto del territorio, con le prime considerazioni sulle possibili alternative e sugli effetti significativi sull’ambiente e sul territorio che ne possono derivare

5. Nel corso dell’elaborazione del piano, l’amministrazione procedente ha altresì la facoltà di svolgere una prima fase dei percorsi partecipativi e di consultazione, di cui agli articoli 17 e 45, comma 8, con riferimento ai contenuti pianificatori preliminari indicati dal comma 3, primo periodo, del presente articolo.L’avvio di tale attività sin dalla fase di elaborazione del piano è obbligatoria per …. Il  PUG e per le varianti generali agli stessi

Art. 45  Fase di formazione del piano

8. L’amministrazione procedente durante il periodo di deposito deve organizzare almeno una presentazione pubblica del piano, con tempi, modalità e forme comunicative non tecniche che consentano la partecipazione e comprensione anche ai non addetti ai lavori e, in considerazione della rilevanza e complessità dei contenuti del piano, ha la facoltà di attuare ulteriori forme di consultazione e di partecipazione dei cittadini, anche su iniziativa del Garante della comunicazione e della partecipazione di cui all’articolo 56. In particolare l’amministrazione procedente può attivare un processo partecipativo o promuovere un’istruttoria pubblica con le amministrazioni, le associazioni, i comitati e i gruppi di cittadini portatori di interessi a carattere non individuale, per fornire una completa informazione sul progetto e acquisire elementi di conoscenza e di giudizio, al fine dell’assunzione delle determinazioni conclusive sul piano. Qualora lo ritenga opportuno, l’amministrazione procedente può svolgere altresì un contraddittorio pubblico con coloro che hanno presentato osservazioni e proposte, fermo restando l’obbligo di rispettare il termine stabilito dal comma 9. 

CONCLUSIONE:  

Per tutte le ragioni sopra esposte, riteniamo che le pur numerose attività promosse fin qui dall’amministrazione abbiano volutamente evitato quelle occasioni di confronto e di approfondimento non solo previste dalla legge ma essenziali e ineludibili per consentire davvero una seria partecipazione alle scelte che il Consiglio Comunale ha la responsabilità finale di assumere ma che devono scaturire da un’analisi senza reticenze degli effetti positivi e negativi del passato e dalla considerazione attenta dei mutamenti epocali a cui assistiamo, in campo ambientale, economico e sociale. 

Pertanto, con spirito costruttivo ma anche determinato e ultimativo, chiediamo una rettifica importante e decisiva del percorso partecipativo, in linea con la legge e con i reali bisogni della comunità PRIMA dell’assunzione del Piano in Consiglio Comunale. 

Per esperienza sappiamo che le osservazioni che cittadini e associazioni possono redigere dopo l’assunzione non hanno generalmente la necessaria incidenza per modificare le decisioni politiche conseguenti. D’altra parte il meccanismo delle “osservazioni” rappresenta una procedura che esiste da sempre mentre la nuova legge regionale ha correttamente insistito sul percorso partecipativo, fin dalle fasi iniziali della Piano, proprio per marcare la differenza con il passato

Chiediamo quindi una vera e propria svolta all’Amministrazione Comunale, sul modello di altre esperienze emiliane e non solo, che si concretizzi in un percorso che abbia le caratteristiche sopra descritte, sostenuto dal contributo di facilitatori e dal necessario e periodico confronto con tecnici dell’ufficio di Piano e con i progettisti esterni, oltre che con i referenti politici dell’amministrazione. 

Solo in questo modo si potrà dimostrare di aver reso la comunità protagonista del proprio futuro.

Il sito di Legambiente Piacenza.

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