“Gli invisibili”, mercoledì 22 maggio in Sant’Ilario lo spettacolo teatrale in ricordo delle vittime delle mafie

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Si terrà domani, mercoledì 22 maggio alle ore 21, presso l’Auditorium Sant’Ilario in via Garibaldi 17, l’allestimento teatrale “Gli invisibili – La solitudine dei giusti. In ricordo delle vittime delle mafie”, atto unico prodotto e messo in scena dalla Nuova Compagnia Teatrale Aps, per la regia di Enzo Rapisarda.

A trentadue anni dalle stragi di Capaci e di via D’Amelio, lo spettacolo – promosso dal Comune di Piacenza nell’ambito della rassegna “I giovedì della legalità”, in collaborazione con l’associazione Avviso Pubblico –  è un tributo dedicato alle vittime di mafia, ai magistrati e ai poliziotti che hanno perso la vita per difendere lo Stato dalla criminalità organizzata. Il testo, in particolare, dà  voce a coloro che troppo spesso vengono definiti in modo generico e sbrigativo “gli agenti di scorta”.

E focalizza l’attenzione sugli ideali di figure esemplari di uomini e donne che, silenziosamente, nell’ombra, lontano dai riflettori, ma con grande senso del dovere e una fede immensa nel valore della legalità e della giustizia, hanno scelto volontariamente di proteggere figure simbolo della lotta alla mafia e dell’impegno civile tra i quali Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Rocco Chinnici e Ninni Cassarà.

L’allestimento, tramite un susseguirsi di intensi e vibranti monologhi sulla scena, fa rivivere le voci di Antonio Montinaro, di Angelo Corbo, di Saveria (madre di Roberto Antiochia) e di Emanuela Loi, prima donna poliziotto a cadere vittima della mafia nel tremendo attentato di via D’Amelio del 19 luglio 1992, a soli 24 anni. Antonio Montinaro morì lasciando una moglie e due bambini, mentre si trovava a bordo della prima delle tre Fiat Croma che riaccompagnavano Falcone a Palermo.

Lo stesso giorno, il 23 maggio 1992, su una di quelle macchine si trovava anche Angelo Corbo, che miracolosamente scampò all’attentato, lasciando di quei momenti una preziosa e toccante testimonianza. Il giovane Roberto Antiochia invece, morì sotto una raffica di spari, dopo aver tentato di fare con il suo corpo da scudo al vice questore e amico Ninni Cassarà, il 6 agosto 1985.

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