Ancora troppe scuole “dimenticano” di ricordare la tragedia delle foibe, ancora troppo spesso il negazionismo e il revisionismo cercano di sminuire una delle pagini più cupe della storia italiana. E’ quello che emerge dall’incontro con Paola Frassinetti, Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Istruzione, e con il senatore Roberto Menia, di Fratelli d’Italia. Un incontro organizzato da FdI di Piacenza al Park Hotel a pochi giorni dal Giorno del Ricordo (il 10 febbraio), durante il quale Menia ha presentato il proprio libro “Dalle foibe all’esodo”.
“Si deve fare molto di più perché purtroppo sono ancora tantissime le scuole dove non viene ottemperato il secondo comma della legge 92 del 2004 che ha istituito il10 febbraio come Giorno del Ricordo”, spiega Frassinetti. “Da indagini sono molti i professori che non ne parlano e soprattutto sono molti i libri di storia in cui queste vicende non sono ampiamente descritte così come dovrebbero. Io penso che la legge sui viaggi nei luoghi delle foibe che quest’anno è passata sia un buon modo per far conoscere ai ragazzi queste pagine”.
“Il dibattito sulle foibe non dovrebbe nemmeno esserci, la storia è molto chiara, non bisogna nemmeno nascondersi dietro al fatto che sono vicende complesse. Di complesso c’è veramente poco, è tutto molto chiaro purtroppo”.
ll primo firmatario
“Questa legge ha vent’anni, ricordo ancora il giorno in cui venne approvata dal momento che sono stato il primo firmatario”, commenta Menia. “Ricordo la commozione di quel giorno. Dedicai quella firma ai tanti a cui avevo visto chiudere gli occhi senza che avessero mai avuto un riconoscimento ufficiale dall’Italia: pensavo a mio nonno per esempio, alla mia famiglia, ai tanti figli dell’esodo istriano, giuliano e dalmata come me”.
“E’ stata una grande tragedia italiana oscurata per decenni e questo perché vi era una sorta di congiura del silenzio dovuta a motivazioni e interessi politici tanto interni quanto internazionali. Interni perché il partito comunista non poteva certo vantarsi di quello che accadde su quel confine orientale: il partito comunista aveva dato disposizione ai suoi di collaborare con Tito e di mettersi ai suoi ordini. I comunisti italiani volevano che Trieste, come Gorizia, come Udine, fino al Tagliamento diventassero la settima delle repubbliche jugoslave”.
Dall’introduzione della legge tanto è cambiato
“Ora molto è cambiato perché vent’anni fa non c’era un solo rigo sui testi di scuola, generazioni intere sono passate senza conoscere nulla di tutto questo. Noi piano piano, anno dopo anno, abbiamo ricostituito per quanto possibile un ricordo comune e nazionale. Non è stato solo un incidente che ha riguardato quella porzione di confine ma è stata una grande tragedia nazionale”.
Ancora revisionismo e riduzionismo
“Detto questo: il 10 febbraio viene celebrato come si dovrebbe? No, io so benissimo che il 10 febbraio spesso viene celebrato al contrario. Soprattutto con certe amministrazioni, con certe università, con certi professoroni le cose vengono lette al contrario, si continua a fare negazionismo, riduzionismo, giustificazionismo. Sono sacche intollerabili a ottant’anni ormai da quelle vicende, perché dovremmo trovare un momento comune di fratellanza e solidarietà nazionale. Però nonostante tutto questa battaglia l’abbiamo vinta noi”.
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