Sciopero in Acer, i sindacati. “Contratto nazionale scaduto e proposta di aumento irricevibile”

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Acer Piacenza, contratto nazionale scaduto, sarà sciopero il 20 febbraio. “Immobili di nome e di fatto”, si è fermato il tavolo di contrattazione per il rinnovo del contratto Federcasa e così i lavoratori e le lavoratrici delle Aziende, delle Società e degli Enti Pubblici Economici  (ACER Piacenza sul nostro territorio) che costruiscono e gestiscono abitazioni sociali realizzate con fondi pubblici sciopereranno il prossimo 20 febbraio, anche a Piacenza.

“Consideriamo irricevibile la proposta di aumento del salario tabellare del 6% proposta come ultimatum dalla parte datoriale – affermano i rappresentanti sindacali Alberto Gorra (FP CGIL), Danilo Alzapiedi (CISL FP) e Gianmaria Pighi (UIL FPL) – a fronte di aumenti del costo della vita che sono sotto gli occhi di tutti e di un contratto scaduto e fermo dal 2022. La proposta di Federcasa non soddisfa perché non argina la perdita di potere d’acquisto degli stipendi di lavoratrici e lavoratori, non riconosce alcun arretrato e non interviene su aspetti fondamentali della parte normativa”.

I sindacalisti pensano che occorra, all’interno del contratto nazionale, la valorizzazione delle professionalità con un nuovo sistema di classificazione, occorre poi investire sulla formazione e “rendere più trasparenti i meccanismi per il riconoscimento della produttività e delle carriere”. 

Se a livello nazionale le relazioni sindacali vivono una fase di tensione, sul nostro territorio l’interlocuzione tra Acer Piacenza e le parti sociali non si è mai interrotta.

“Il rapporto tra Acer, lavoratori e parti sindacali è senza dubbio costruttivo – confermano Gorra, Alzapiedi e Pighi -. Abbiamo di recente concordato un piano pluriennale per il riconoscimento delle progressioni professionale inclusivo e soddisfacente e condividiamo lo sforzo per valorizzare un’azienda che esprime indubbia qualità professionale e buoni risultati. La recente assemblea dei lavoratori ha confermato questo “doppio binario” tra vertenza nazionale e relazioni sindacali locali. Negli ultimi anni Acer Piacenza ha inoltre vissuto un importante ricambio di personale, sono entrati a far parte dell’Azienda molti lavoratori e lavoratrici giovani. “Il saldo rispetto a qualche anno fa è tuttavia leggermente negativo, per quanto oggi Acer sia impegnata a sostituire tutti i pensionamenti”, affermano i sindacati.

Il numero di dipendenti si è progressivamente ridotto, oggi sono circa 23. Ad aumentare sono le complessità da gestire dettate dall’invecchiamento degli edifici, dall’evoluzione dell’utenza e da un sistema normativo sempre più articolato. E tutto avviene in un contesto sociale sovente difficile da gestire.

Quello che tuttavia emerge, sostengono le categorie di CGIL, CISL e UIL, è che il contesto degli investimenti pubblici locali, regionali e nazionali è del tutto insufficiente a garantire incisività e il diritto alla casa. Per quanto Acer Piacenza si sforzi, il patrimonio degli immobili dei comuni deperisce anno dopo anno, servirebbero interventi consistenti su immobili che hanno in alcuni casi 60 anni e che i Comuni non sono in condizione di finanziare.

“Questa vertenza – spiegano Cgil, Cisl e Uil – accende i riflettori non solo sulle condizioni di lavoro dei dipendenti delle aziende che gestiscono l’edilizia pubblica, ma anche su un tema più complesso della casa come diritto, e sull’incapacità di presidiare l’interesse pubblico attorno a un bene primario come quello dell’abitare”.

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