“Nonostante alcuni amministratori locali si ostinino a decantare la virtuosità della legge regionale urbanistica della Regione Emilia Romagna e ad ignorare l’evidenza, il consumo di suolo nella provincia di Piacenza nel 2022 – secondo i dati ISPRA (Istituto del Ministero dell’Ambiente) – è stato di 129 ettari su 635 di tutta la regione, mentre Piacenza si attesta al primo posto per consumo di suolo pro-capite. Ma non finisce qui!”. Così inizia la nota di Legambiente.
Non ci sono segnali positivi per il 2024 per il territorio piacentino? Lo abbiamo chiesto a Laura Chiappa Presidente del Circolo Piacentino di Legambiente intervenuta a Radio Sound per commentare gli ultimi dati dell’Osservatorio di Legambiente.
“Ci sono per quanto riguarda l’installazione di impianti di rinnovabili, soprattutto sul residenziale. Stanno aumentando molto, i cittadini hanno capito la convenienza dal punto di vista economico, ma anche da quello legato all’ambiente. Dall’altra parte però ci sono anche dei segnali negativi sul consumo del suolo. Dobbiamo farci sentire con le amministrazioni comunali per un inversione di rotta, perché il suolo deve essere dedicato all’agricoltura”.
LA NOTA DI LEGAMBIENTE
Solo nel mese di dicembre è stato approvato un nuovo insediamento logistico a Fiorenzuola (area CARECO) con 240.000 mq di terreno agricolo che se ne va in fumo; un pesante intervento di urbanizzazione nell’area “ex Camuzzi” di Piacenza su un’area di 63.000 mq e l’approvazione di una variante urbanistica a Podenzano per 4 nuove lottizzazioni a destinazione residenziale! E chissà quante altre in tutta la provincia, che non conosciamo!
Ma cosa unisce queste diverse situazioni? La volontà di approvare la trasformazione dei suoli prima del termine del periodo transitorio previsto dalla legge regionale, cioè il 31 dicembre 2023. Prima di approvare i nuovi PUG (Piano Urbanistico Regionale) che dovrebbero essere improntati (il condizionale è d’obbligo) ad una attenta analisi del territorio, dei fabbisogni residenziali e produttivi, a processi di recupero delle aree già cementificate e dismesse (vera rigenerazione e riqualificazione urbana) e alla tutela dei servizi ecosistemici presenti, a garanzia delle future generazioni.
Obiettivo? Incassare gli oneri di urbanizzazione
Al contrario le amministrazioni (di centro-destra a Fiorenzuola e centro-sinistra a Piacenza e Podenzano) hanno preferito – come da tradizione – incassare gli oneri di urbanizzazione, – pochi, maledetti ma subito – piuttosto che attendere la nuova stagione pianificatoria, basata su criteri più sostenibili. In base a quale giustificazione? Che dette aree erano già pianificate e quindi non si tratterebbe di “consumo di suolo”; che gli oneri urbanistici previsti sarebbero in grado di compensare l’impatto ambientale del cemento, così come il numero di piante aggiuntive previste; che l’impatto sull’inquinamento dell’aria e sul traffico c’è ma non possiamo ignorare le esigenze dello “sviluppo economico”, ecc., ecc. Così, mentre le persone più consapevoli si lamentano degli scarsi risultati prodotti dalla COP 28 (la Conferenza delle Nazioni Unite che si è conclusa in dicembre a Dubai), in Italia e a Piacenza ci comportiamo come se nulla fosse, come se la copertura del suolo (agricolo e non) col cemento fosse ininfluente sulla produzione di anidride carbonica, polveri sottili e incrementi inarrestabili della temperatura.
Una vera sciagura ambientale e politica
Una vera sciagura, culturale oltre che ambientale e politica, alla quale contribuisce, purtroppo, non solo il silenzio assordante delle categorie agricole, ma anche l’attuale Amministrazione Provinciale che si accinge ad autorizzare un PTAV (Piano Territoriale di Area Vasta), che ripercorrere gli stessi errori degli ultimi decenni, impermeabile agli allarmi della Comunità Scientifica. Inutile che Paolo Pileri, Luca Mercalli, Mario Tozzi, Stefano Mancuso e tanti altri studiosi si sgolino per evidenziare dati sempre più allarmanti, per far luce sul baratro verso il quale trasciniamo i nostri figli e nipoti.
Un immenso Titanic solca le sale dei Consigli Comunali e Provinciali al suono di un’orchestrina scialba e un po’ stonata. A giugno 2024 ci terranno le importanti elezioni per il Parlamento Europeo e il rinnovo di 30 consigli comunali su 46; scadenze importanti in cui ci verranno proposte le solite favolette sulla sostenibilità, mentre sarebbe necessaria una vera e propria svolta, una vera alternativa per invertire non solo la rotta nella gestione del territorio e dello sviluppo ma anche della credibilità politica, purtroppo ormai ai minimi termini. Saremo capaci di stimolarla?
Iscriviti per rimanere aggiornato!
Compilando i campi seguenti potrai ricevere le notizie direttamente sulla tua mail. Per garantire che tu riceva solo le informazioni più rilevanti, ti chiediamo gentilmente di mantenere aggiornati i tuoi dati.