Amazon, dopo lo sciopero a Piacenza il Governo risponde al PD: “I controlli si fanno”

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Dopo lo sciopero ‘globale’ con lo slogan “Make Amazon pay” che ha visto protagonista in Italia il magazzino di Castel San Giovanni, nel piacentino, il Pd ha raccolto il tema posto da sindacati e lavoratori su condizioni di impiego e salariali. Arturo Scotto, deputato dem, ha chiesto al Governo iniziative “urgenti” per verificare “le condizioni di lavoro in Amazon”, anche sotto il profilo dell’applicazione di contratti diversi nei vari magazzini. Ieri il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, in commissione alla Camera, gli ha spiegato che “il vigente quadro normativo non consente di imporre l’applicazione di uno specifico contratto di lavoro”, ma è “sempre più evidente e condivisa la necessità di garantire l’applicazione del contratto collettivo di lavoro il più possibile rispondente alle attività in concreto svolte dai lavoratori”.

Le verifiche delle condizioni di lavoro in Amazon

Ciò detto, sulle verifiche delle condizioni di lavoro in Amazon, “al fine di assicurare il massimo rispetto dei diritti dei lavoratori, in particolare sotto il profilo della sicurezza e delle tutele economiche e normative, posso assicurare che l’Ispettorato nazionale del lavoro proseguirà nell’attività di controllo di competenza, tenuto anche conto di segnalazioni ricevute a livello territoriale”, ha detto Durigon.

Bene, ma non benissimo, ha replicato Scotto: pur accogliendo “come positivo” quanto detto dal sottosegretario, in particolare su alcune iniziative assunte in Lombardia e in Emilia-Romagna, per il dem serve “d’urgenza” convocare un tavolo che, “facendo leva sul fatto che nel 2021 l’Antitrust ha condannato Amazon a pagare 1,1 miliardi di euro per abuso di posizione dominante, verifichi le condizioni di lavoro” nei magazzini, e discuta proprio il tema dei contratti diversi nei diversi magazzini. Durigon ha segnalato a Scotto che in Emilia-Romagna nei giorni scorsi stato firmato a Bologna il primo protocollo di intesa con Assoespressi e tutte le aziende appaltatrici che si occupano delle consegne “ultimo miglio” nella filiera Amazon, a cura dei driver.

Sospeso lo stato d’agitazione

Lo stato di agitazione dei lavoratori in questione è stato quindi sospeso, con una verifica generale entro Natale. La sottoscrizione, la prima nel suo genere a livello nazionale, riguarda il tema dei carichi di lavoro ed è stata condivisa col sindacato Filt-Cgil Emilia-Romagna e con le Rsa. Da tempo le sigle denunciavano le storture di “un ritmo di lavoro sovradimensionato, che potrebbe a sua volta ingenerare potenziali rischi per la salute e sicurezza dei lavoratori in termini di stress da lavoro”, proprio per via “dei ritmi estremizzati imposti dall’algoritmo” Amazon.

Inoltre, ha aggiunto Durigon nella risposta visionata dalla ‘Dire’, anche la Direzione Lavoro regionale della Regione Lombardia, sentita sui temi oggetto dell’interrogazione di Scotto, “ha evidenziato la disponibilità per un’eventuale attività di mediazione e di sensibilizzazione nell’esercizio di una funzione di moral suasion istituzionale e, laddove possibile, di supporto con strumenti e dispositivi eventualmente applicabili”.

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