Prelievi al bancomat sospetti e la polizia locale inizia a seguire l’uomo, scoperta truffa internazionale da 28 milioni di euro

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Prelievi al bancomat sospetti, gli inquirenti arrivano a gettare luce su complesso sistema di truffe. Le indagini sono iniziate nel 2017 a Podenzano. I servizi sociali seguivano un uomo, bisognoso di sostegno sociale, il quale però effettuava con regolarità prelievi al bancomat. Gli uffici hanno così comunicato i propri sospetti alla polizia locale Valnure Valchero.

Gli agenti hanno iniziato a indagare scoprendo ben presto che il cittadino in questione ritirava ingenti somme di denaro che consegnava ad altre persone.

Attraverso la contestazione immediata di una infrazione stradale al soggetto che utilizzava auto straniera a cui erano state consegnate poco prima le somme di denaro, veniva accertato che i soldi impiegati per pagare subito la sanzione erano parte di quelli ritirati prima in banca.

Da questa iniziale attività svolta in collaborazione con la Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Piacenza, le successive attività d’indagine venivano portate avanti dal Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria di Piacenza, che portavano ad accertare la costituzione di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di frodi ed al successivo riciclaggio e reimpiego di proventi illeciti.

La complessa attività, coordinata dapprima dalla locale Procura della Repubblica e di seguito dalla Procura Europea EPPO (European Public Prosecutor’s Office) con sede a Venezia, ha dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di un cittadino di 45 anni italiano, risultato a capo di un sodalizio criminale dedito alla commissione di frodi IVA a carattere trasnazionale.

Il meccanismo fraudolento ha visto coinvolte – conclude – a vario titolo 20 persone compiacenti e 70 società delle quali 34 italiane e le restanti insistenti in Austria, Belgio, Bulgaria, Germania, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Spagna. Il GIP del Tribunale di Padova, su richiesta del Procuratore Europeo delegato, disponeva il sequestro preventivo equivalente all’IVA evasa, pari ad oltre 28 milioni di euro.

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