Morto dopo l’impatto contro una porta a vetri, al culmine di una lite con la fidanzata. Il medico legale esclude responsabilità della fidanzata e dei sanitari de 118. Parliamo di Giorgio Simone, il 28enne deceduto il 16 aprile 2020 nell’abitazione di Ancarano che condivideva con la fidanzata. Al culmine di una discussione proprio con la compagna, il 28enne, in preda all’ira, aveva sferrato un violento calcio alla porta di vetro della camera da letto. Un gesto istintivo e apparentemente innocuo, che però aveva sancito la morte del giovane. Un frammento di vetro, infatti, aveva reciso la vena della gamba provocando un’immediata e inarrestabile fuoriuscita di sangue. La fidanzata aveva chiamato subito il 118. All’arrivo dei sanitari, il giovane aveva già perso troppo sangue e morì durante il trasporto in ambulanza.
Almeno questa era la ricostruzione ufficiale prima del 22 maggio 2023. Prima, cioè, che la Procura iscrivesse nel registro degli indagati la fidanzata del giovane, una 30enne piacentina, con l’accusa di omicidio preterintenzionale, e gli operatori sanitari che presero in cura il giovane, con l’ipotesi di reato di omicidio colposo e lesioni personali colpose.
Il sospetto degli avvocati della famiglia di Giorgio, infatti, era che durante la lite Giorgio non avesse sferrato un calcio alla porta e che fosse stata la fidanzata a colpirlo al petto spingendolo contro la porta di vetro. I soccorsi del 118 poi non avrebbero agito secondo le norme previste in caso di forti emorragie. Insomma, la Procura voleva capire nel dettaglio cosa fosse accaduto quel 16 aprile. Il perito incaricato di analizzare le ferite riportate dalla vittima, Chen Yao, medico specializzato dell’Università di Pavia, ha escluso le rispettive responsabilità.
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