False motivazioni nell’autocertificazione durante il lockdown, il pm chiede di non procedere: “Mentire sulle motivazioni non è reato”

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Venne fermata durante il lockdown mostrando un’autocertificazione in cui giustificava il proprio spostamento. Ma le forze dell’odine avevano ritenuto falsi i motivi scritti sull’autocertificazione e per questo una donna di Podenzano era stata denunciata. Ora si è aperto l’iter giudiziario, iter che potrebbe terminare sul nascere. Il pm Antonio Colonna, infatti, ha chiesto al giudice di non procedere. La richiesta si basa sul fatto che le prescrizioni in materia di contenimento della pandemia hanno cessato di essere reato con il termine della pandemia. Ma c’è di più.

Secondo alcuni trascorsi in materia di cassazione, infatti: “Il reato appare dunque configurabile, nel contesto delle mendaci dichiarazioni rese da chi si trovi illegittimamente presente in strada, soltanto se il soggetto fermato riferisca il falso in ordine alla propria identità, non anche nell’ipotesi in cui egli renda una falsa motivazione sull’allontanamento dal domicilio”.

 E ancora: “Si ritiene che la configurazione del reato di falso (ex art. 495 ovvero ai sensi dell’art. 483 c.p.), in concorso con la contravvenzione di cui all’art. 650 c.p., esprima una evidente frizione col principio nemo tenetur se detegere, in virtù del quale nessuno può essere obbligato ad autoincriminarsi”.

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