Portare in scena l’opera straziante e meravigliosa di Andrea Pazienza che narra la discesa, non solo personale ma generazionale, nel baratro dell’eroina. Lo fanno Massimo Bonechi, Riccardo Goretti e Giorgio Rossi della storica Sosta Palmizi con lo spettacolo “Gli ultimi giorni di Pompeo di Andrea Pazienza”, che vedremo al Teatro Filodrammatici di Piacenza domenica 19 marzo alle ore 16.
Prosegue quindi con questo appuntamento pomeridiano il cartellone 2023 di Teatro Danza curato da Emma Chiara Perotti e inserito nella Stagione di Prosa 2022/2023 del Teatro Municipale di Piacenza, direzione artistica di Diego Maj, organizzata da Teatro Gioco Vita con Fondazione Teatri e Comune di Piacenza e il sostegno di Fondazione di Piacenza e Vigevano e Iren.
Al termine dello spettacolo gli artisti dialogheranno con il pubblico: l’incontro è proposto in collaborazione con il Festival del Fumetto di Piacenza, edizione 2023, “L’arte mai vista di Frigidaire”, in programma dal 18 marzo.
Nel 1987 usciva un libro destinato a entrare immediatamente nella leggenda, di quelli che trentacinque anni dopo qualche recensore da blog avrebbe certamente chiamato instant classic. Un libro scomodo, feroce, commovente, sincero fino alla brutalità. Trentacinque anni dopo sarebbe stato chiamato “graphic novel”, ma allora era solo un libro. Il titolo: “Pompeo”, o “Gli ultimi giorni di Pompeo”, se si vuol stare ai vari riquadri che compaiono nel fumetto originale. L’autore, un ancora giovanissimo Andrea Pazienza, narra la discesa nel baratro dell’eroina. Rispettosi del testo originale fino alla sillaba, trasudanti amore per l’opera originale in ogni gesto scenico i tre protagonisti Massimo Bonechi, Riccardo Goretti (ideatore dello spettacolo) e Giorgio Rossi portano in scena il testo integrale dell’opera figlia di grandi slanci politici e culturali e di grandi delusioni.
«La storia (autobiografica? Fino a che punto? Se ne discute spesso. Ma ci interessa davvero?) – sono le parole di Riccardo Goretti – degli ultimi giorni di un eroinomane convinto di togliersi la vita, se narrata senza l’ausilio degli stupendi disegni di Pazienza, non perde un grammo della sua epicità, della sua profondità, del suo dramma, nel senso più etimologico che si possa immaginare. Certo, diventa una cosa leggermente differente, e va saputa trattare coi guanti. (…) Ma i miei collaboratori di questo giro sono delle sicurezze. Massimo Bonechi, regista e attore con cui ho già affrontato svariate avventure progettuali, è intanto un grande appassionato di fumetti. Ma più che altro è un artista della cura. Meticoloso, attento, sensibile in ogni gesto. Giorgio Rossi è un danzatore e coreografo che non ha nessun bisogno ch’io lo presenti. Ma a questo si deve aggiungere – e forse non tutti lo sanno – che era un grande amico di Andrea. E per questo anche lui è una garanzia di attenzione a ciò che andremo a fare. Infine, se ce ne fosse ancora bisogno, ci confronteremo costantemente con Marina Comandini, moglie di Andrea Pazienza e da trent’anni scrupolosa curatrice della sua legacy, artista a sua volta, straordinaria disegnatrice».
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