I disturbi alimentari e nutrizionali – anche identificati con l’acronimo DCA – sono disturbi psichiatrici complessi dell’area psicosomatica. Un fenomeno in crescita con un preoccupante abbassamento dell’età d’esordio che può arrivare a scendere sotto gli 11 anni.
Il 15 marzo è la Giornata nazionale del Fiocchetto lilla per sensibilizzare la cittadinanza proprio su questo tema. È stata promossa per la prima volta nel 2012 dall’associazione “Mi Nutro di Vita” su iniziativa di Stefano Tavilla che ha perso la figlia a soli 17 anni per le gravi conseguenze di un disturbo del comportamento alimentare di cui soffriva da tempo. Il fiocchetto lilla è il simbolo della delicata fragilità di questa condizione giovanile.
Il convegno
Sabato 11 marzo, dalle 9, in sala Colonne dell’ospedale di Piacenza si svolgerà il convegno dal titolo “I disturbi dell’alimentazione e della nutrizione (Dna): il ruolo della famiglia e della scuola”. L’incontro è organizzato dall’Ausl di Piacenza e l’associazione Puntoeacapo. Verrà moderato da Mara Negrati, medico nutrizionista e presidente dell’associazione. Vedrà la partecipazione di Massimo Rossetti, direttore di Neuropsichiatria e psicologia infanzia e adolescenza e responsabile del percorso diagnostico e terapeutico creato dalla Ausl. Jessica Rolla medico nutrizionista e responsabile dell’ambulatorio dei Disturbi comportamenti alimentari/Malattie metaboliche. Alessandro Rampulla biologo nutrizionista. Giulia Bensi, Elisa Bisagni e Anna Vecchi, psicologhe psicoterapeute, oltre che di Stefano Bertomoro, vicepresidente del coordinamento nazionale dei gruppi di auto mutuo aiuto per disturbi alimentari. Il sindaco Katia Tarasconi saluterà i partecipanti a inizio convegno. Ricordiamo che per l’accesso in ospedale è necessario indossare la mascherina.
“Dati preoccupanti”
“I dati riportano che nel nostro paese l’anoressia ha un’incidenza di 8 nuovi casi all’anno ogni 100mila abitanti nelle donne e una media di 0,2 o 1,4 casi per 100 mila abitanti negli uomini, – sottolinea la dottorezza Mara Negrati – La bulimia registra 12 casi all’anno nel sesso femminile e 0,8 in quello maschile. Numeri che già sono preoccupanti e che sono in costante aumento. Fatto che ci devono portare a una riflessione anche sul ruolo di famiglia e scuola. Un tempo il ruolo della madre era considerato centrale nelle dinamiche dei disturbi alimentari e mai con un accezione positiva. Le recenti ricerche hanno dimostrato, non solo che le precedenti teorie erano errate, ma che la famiglia gioca un ruolo determinante nella buona riuscita del recupero dei ragazzi”.
“Per raggiungere la regressione della malattia è necessario che il nucleo familiare sia supportato e guidato per ridurre il carico di stress in capo al soggetto e al gruppo. Anche la scuola è chiamata a un ruolo centrale. Come guida, ma anche come sentinella- Per questo la scuola deve diventare al contempo un luogo di ascolto e accoglienza, ma anche di indirizzo verso le buone pratiche alimentari e il benessere complessivo. Formazione e una stretta collaborazione tra docenti e team di professionisti sanitari sono le chiavi per prevenire l’insorgenza di questi disturbi e per guidare i ragazzi fuori da questo tunnel”.
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