Riceviamo e pubblichiamo la nota di Luigi Rabuffi: “Un intervento sulle recenti elezioni e sulla necessità, per il neo sindaco Katia Tarasconi, di occuparsi degli “sfiduciati” dalla politica, in modo da restituire loro la speranza smarrita in tanti anni di menefreghismo istituzionale. La prossima presentazione della squadra di governo e del programma reale saranno il primo banco di prova dell’annunciata “buona politica”. Speriamo non sia l’ennesima delusione…”.
La nota di Luigi Rabuffi
Finita la sbornia elettorale, per la neo-sindaca Katia Tarasconi inizia adesso il difficile. Le parole spese per promuovere la propria proposta politica dovranno lasciare spazio a fatti concreti. Quei fatti che fanno la differenza in un qualsiasi contesto e che, ancora di più, la faranno a casa nostra, laddove la sfiducia (lo ha ricordato addirittura il Vescovo) ha toccato l’apice, con un tasso di astensionismo mai prima registrato e che troppi opportunisti della politica hanno confuso con “neutralità” o “disinteresse”.
Non è così. L’astensionismo a cui abbiamo assistito non è generato da una gita al mare o da una scampagnata nelle belle valli che abbracciano Piacenza. Non è mancanza di idee politiche. Non è l’effetto di tutto questo: è la causa.
Stiamo parlando di un fenomeno che – elezione dopo elezione, delusione dopo delusione – ha ormai consolidato in un piacentino su due una forte contrarietà verso la politica, figlia di giustificati sospetti e di penosi risultati offerti da chi, male amministrando, ha dimenticato l’importanza del “bene comune” per valorizzare relazioni pericolose e politicamente incestuose.
Proprio per incidere su queste dinamiche, pericolosissime per la democrazia, nel tour elettorale di Alternativa per Piacenza “Zaino in spalla, la politica ascolta, la città parla” abbiamo cercato, insieme a Stefano Cugini, di avvicinare le tante persone che vivono nei quartieri marginali, nelle case popolari, nelle frazioni di Piacenza. Donne e uomini dimenticati e ingannati da una politica che da sempre li tratta a “pesci in faccia”. Come cittadini di serie B. Quegli incontri ci hanno chiarito molte cose. In particolare – oggi lo possiamo dire – ci hanno fatto capire che non serve un’analisi scientifica dei flussi elettorali per scoprire che sono proprio queste persone ad aver detto basta alla politica delle false promesse; basta con i candidati che cercano il voto e che poi non si fanno più vedere per i successivi 5 anni; basta con i falsi sorrisi e gli inganni ripetuti.
Sono queste donne e questi uomini che misurano la temperatura della nostra maltrattata democrazia e sono proprio loro – desiderosi solo di vivere un’esistenza dignitosa, non reietta, non dimenticata – ad avvisarci che il termometro della convivenza civile e della sopportazione segna febbre alta, altissima.
Per tutto ciò, alla nostra neo Sindaca, mi permetto di evidenziare che amministrare una città significa innanzitutto ricucire un rapporto costante e onesto con queste persone. Mettendo in conto che non basteranno solo le promesse elettorali ma serviranno fatti concreti e incisivi. Servirà una politica che guardi agli interessi diffusi dell’intera comunità e non a quelli particolari di piccoli gruppi di potere.
Un impegno, gravoso e difficile, che non è detto venga ripagato. Perché quando si è intossicati dalle tossine della cattiva politica; quando le parole sentite e risentite hanno la stessa consistenza dell’aria fritta, disintossicarsi è difficile. E la medicina non sempre fa l’effetto sperato.
Poco conta. Se il nostro Sindaco vorrà realmente rappresentare i bisogni di tutti i piacentini, dovrà comunque muoversi in quella direzione. Perché impegnarsi a favore della comunità a cui si appartiene non è un semplice diritto. Per un Sindaco, è innanzitutto un dovere.
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