San Sepolcro e Chiostro degli Olivetani senza segreti dopo la visita guidata con Archistorica e Banca di Piacenza

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Molto partecipata e altrettanto apprezzata la visita guidata al Chiostro degli Olivetani, appartenente al complesso della chiesa di San Sepolcro, che si è tenuta stamattina a cura della Banca di Piacenza (che ha in progetto il recupero di questo chiostro rinascimentale con il restauro del portale che affaccia su via Campagna; lavori che verranno presentati il 30 settembre prossimo, alle 18, nella Sala Colonne dell’Ospedale civile) in collaborazione con l’Associazione culturale Archistorica, nell’ambito del programma di Celebrazioni per i 500 anni di Santa Maria di Campagna. Il percorso, condotto con la solita maestria dall’architetto Manrico Bissi, ha portato i partecipanti a scoprire la storia, le origini e i tantissimi dettagli architettonici di questo splendido insediamento conventuale realizzato dall’architetto Alessio Tramello, lo stesso che progettò la Basilica di Campagna. Nell’articolo pubblicato qui di seguito, l’arch. Bissi ricostruisce la storia del complesso di San Sepolcro.

«Quando il Papa Urbano II, nel 1095, riunì a Piacenza il Concilio che (…) doveva portare alla mobilitazione per la prima crociata, la nostra città non era nuova al discorso della Terra Santa. Poco lontano, ad esempio, dove si tenne l’assise conciliare, sorgeva una chiesa dedicata al Santo Sepolcro (…). Forse anche per la sua posizione geografica Piacenza ebbe numerosi suoi figli che visitarono la Terra Santa anche prima del Mille e proprio ad uno di questi sembra che si debba la costruzione di una chiesa intitolata al Santo Sepolcro. Gli storici locali parlano del 938 e tale data è accettata da tutti» (Ersilio F. Fiorentini, “Le chiese di Piacenza”, TEP, 1985, pag. 121).

Come ci ricorda il compianto prof. Fiorentini (scomparso solo pochi giorni prima della stesura di questo articolo), il grande complesso ecclesiale di San Sepolcro venne probabilmente fondato in epoca altomedievale per iniziativa di un pellegrino reduce dal viaggio spirituale in Terrasanta: non a caso, l’edificio sorse lungo la Via Francigena (oggi via Campagna), non lontano dal sito che avrebbe poi ospitato il famoso Concilio crociato del 1095. La primitiva struttura ecclesiale, documentata nel secolo X, non è comunque sopravvissuta alle tempeste della Storia: già nel 1055 la chiesa di San Sepolcro venne infatti ricostruita per iniziativa dell’Ordine Benedettino, che proprio in quel periodo si insediò presso il tempio ricavandovi un proprio monastero con annesso hospitale per i viandanti in transito lungo la Via Francigena. Trasformazioni ancor più radicali si ebbero poi sul finire del Quattrocento, quando l’amministrazione del complesso fu trasferita ai monaci del Monte Oliveto, appartenenti ad una fraternità di regola benedettina costituitasi nel Senese quasi due secoli prima. Gli Olivetani intrapresero un vasto programma di ricostruzione della chiesa e del monastero di San Sepolcro, affidandone il progetto e i lavori al celebre architetto piacentino Alessio Tramello.

Progettista colto e raffinato, appartenente ad una famiglia di costruttori, Alessio Tramello fu il principale interprete del Rinascimento piacentino; il suo operato in San Sepolcro si concretizzò in tempi e fasi distinte, sia sulla chiesa che sul complesso conventuale. A lui si deve con molta probabilità anche la Casa dell’abate Commendatario, sul retro delle absidi della chiesa, la cui esecuzione sembra databile alla primissima fase di cantiere, tra gli anni 1484 e 1487: grazioso edificio a due piani, impostato su di un elegante loggiato, la Casa dell’abate rimanda al clima del Rinascimento lombardo (nel quale Tramello aveva le sue radici), proponendo una felice sintesi tra la cultura tardo-gotica delle modanature in terracotta e la rilettura geometrica e modulare delle medesime, espressiva della razionalità umanistica quattrocentesca.

I lavori di ricostruzione della chiesa conventuale ebbero invece inizio nel 1498, ma furono poi repentinamente interrotti dando priorità al rifacimento del monastero: il vastissimo chiostro conventuale (oggi ricompreso nel complesso dell’Ospedale Civile), esprime tuttora l’elegante estetica geometrica e modulare conferitagli dal progetto tramelliano entro il primo decennio del secolo XVI. La ricostruzione della chiesa venne quindi ripresa soltanto nel 1513 e portata a compimento nel 1534, cinque anni dopo la scomparsa del suo progettista: alla metà del XVI secolo il cantiere avviato dagli Olivetani risultava ormai quasi del tutto compiuto.

Il convento olivetano di San Sepolcro visse il suo crepuscolo nel 1796, quando l’avvento del dominio francese ne determinò la chiusura e l’occasionale riutilizzo come domicilio coatto per i sacerdoti anti-napoleonici e come ospedale militare. Caduto Napoleone, l’ormai ex convento venne accorpato agli Ospizi Civili della città.

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