È successo ancora: nella notte tra il 5 e il sei maggio un lupo è entrato in allevamento e ha ucciso. Il fatto è avvenuto in una dimensionata azienda di pianura, in un luogo neppure tanto isolato. Una bovina dell’azienda agricola Villa Giardino di Podenzano era stata spostata in una zona tranquilla e isolata dalle altre per potersi riprendere da una zoppia, invece nella notte un esemplare che il sopralluogo del veterinario ha identificato presumibilmente essere stato un grosso lupo l’ha attaccata, uccisa e sventrata.
“L’avevamo spostata per farla stare più tranquilla e farla riprendere meglio – spiega Leonardo Bersani, titolare dell’impresa – la scena che abbiamo avuto davanti al mattino era agghiacciante. I rilievi parlano di un grosso predatore con un’impronta di 10 centimetri. Personalmente, per come è stata divorata, credo che il capo-branco l’abbia uccisa, ma non escudo che altri esemplari abbiano partecipato al banchetto. Non era un vitello, ma una vacca da circa 7 quintali che produceva 160 quintali di latte in lattazione: 55 kg di latte al giorno”.
Confagricoltura Piacenza ricorda che non si tratta del primo episodio di attacco da parte di lupi ad animali vivi custoditi in azienda, impressionano ulteriormente, in questo caso, le dimensioni dell’animale abbattuto. Risulta alquanto ipocrita pretendere elevati standard di biosicurezza e benessere degli animali in allevamento se sempre più frequentemente è la fauna selvatica, di proprietà dello Stato, a comprometterli.
“Non siamo più sicuri nelle nostre aziende – rimarca Filippo Gasparini, presidente di Confagricoltura Piacenza – né noi, né i nostri animali. La fauna selvatica detta ormai le regole nelle campagne e provoca danni diretti e indiretti. Non parliamo dei problemi che generano i cinghiali, vettori di Psa, che azzerano i raccolti di mais e dove si può ancora raccogliere qualcosa rendono sconnesso il terreno che finisce nel foraggio e lo contamina, provocando malattie in stalla come il botulino. I piccioni trasmettono la febbre Q. Il benessere dei nostri animali, la biosicurezza dei nostri allevamenti, perseguiti con protocolli rigidissimi e scupolosamente controllati, sono compromessi drammaticamente dalla fauna selvatica che imperversa incontrollata e diffonde malattie oltre che a procurare enormi danni. Credo sia giunto il momento – conclude Gasparini – proprio per poter garantire il benessere animale e a tutela del patrimonio zootecnico, di spostare l’attenzione dai capi gestiti dall’uomo e dunque accuditi e curati con perizia, agli animali lasciati a sé stessi, liberi di ammalarsi, infettarsi, morire e contaminare, senza che nessuno si curi del loro benessere e dell’impatto che loro hanno sugli animali da reddito e di compagnia per il cui benessere si lavora da sempre. Facciamo una proposta – conclude il presidente degli agricoltori – perché non convertiamo il centro di referenza sul benessere animale di Brescia in centro di referenza e controllo delle malattie degli animali selvatici?”.
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