Straordinario arrivo oggi alla Banca di Piacenza di un’opera di assoluto rilievo che va ad arricchire la collezione d’arte dell’Istituto di credito di via Mazzini. Si tratta del “Ritratto di Bentivoglio de’ Bentivoglio” (1661-1663, olio su tela di 127,5×97 cm) di Giovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino (Cento, 1591-Bologna, 1666). Bentivoglio de’ Bentivoglio è una leggendaria figura della seconda metà del 1200 e capostipite della famiglia che, nel 1400, dominò la città di Bologna. Dinastia che ha legami di parentela con la famiglia piacentina degli Omati (il prof. Felice è vicepresidente della Banca). Il quadro acquistato dall’Istituto locale ha un valore considerevole, accresciuto dal fatto che si tratta di una delle rare incursioni del Guercino nella pittura del ritratto. Il dipinto figura nel poderoso catalogo “Pitture del Guercino” di Nicholas Turner, considerato tra i massimi esperti della figura e dell’opera dell’artista di Cento.
Sale quindi il numero di capolavori del Guercino presenti a Piacenza: oltre alla nuova acquisizione per la collezione della Banca, ricordiamo gli affreschi della cupola del Duomo (1626-1627), il “San Francesco di Assisi che riceve le stimmate” (1632-1634) nella chiesa dei Cappuccini sullo Stradone Farnese, meglio conosciuto come santuario di Santa Rita, l’“Angelo che appare alla moglie di Manuel”, il quadro di Santa Maria di Campagna attribuito al pittore ferrarese.
Prosegue così l’azione della Banca locale volta non solo alla valorizzazione del patrimonio artistico piacentino ma anche al suo arricchimento, come avvenuto con i due Panini (“Veduta di Rivalta dalla riva destra del Trebbia e il pendant “Veduta ideata di un palazzo sul fiume”) recuperati dall’estero (Francia) 16 anni fa grazie ad un’intuizione del compianto Ferdinando Arisi e alla collaborazione del Comando carabinieri per la tutela del patrimonio culturale. Da ricordare anche il quadro di Gaspare Landi “La famiglia del marchese Giambattista Landi con autoritratto”, proveniente dal Piemonte e permanentemente esposto nel salone della sede centrale; la Piazza Cavalli dipinta dal francese Sebron e recuperata da una collezione privata; il Balilla, frammento dell’olio su tela “In ascolto” di Luciano Ricchetti, vincitore del Premio Cremona; altra opera “riportata a casa” più di recente dalla Banca, una natura morta del pittore piacentino Bartolomeo Arbotori. E ancora, il “Sant’Agostino in trono con due angeli” (1397) di Antonio de Carro (uno dei più valenti artisti piacentini del XIV secolo), quadro rientrato a Piacenza dopo 600 anni di assenza.
La Banca – che è stata la prima a valorizzare il Guercino con lo studio di Prisco Bagni “Gli affreschi del Duomo di Piacenza”, pubblicato nel 1995 e ristampato in anastatica nel 2003 con prefazione di sir Denis Mahon, massimo conoscitore del Guercino – fisserà prossimamente un incontro per presentare la nuova opera che arricchisce culturalmente la nostra città.
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