Riceviamo e pubblichiamo la nota congiunta di Consorzio di Bonifica di Piacenza e Consorzio Bonifica Parmense.
L’equazione sembra all’apparenza piuttosto semplice: nel distretto padano persiste una siccità “epocale” che non si manifestava in questa modalità da 50 anni e con indicatori simili a quelli del 2017 annus horribilis del comparto agricolo e dunque diventa fondamentale utilizzare con estrema parsimonia e consapevolezza i quantitativi di risorsa idrica utili per sopperire alle proprie singole esigenze colturali già in fase di avvio della stagione dell’irrigazione. In realtà, il sommarsi di tutti gli elementi idro meteo climatici, economici, agricoli e ambientali suggerisce, in maniera inequivocabile, che il momento è di quelli delicatissimi in cui ogni attore, chiamato a rappresentare una parte di rilievo nello scenario, eserciti al meglio la propria influenza sullo stesso contesto generale per poter concertare le soluzioni più adeguate in modo resiliente e che soprattutto creino il minor potenziale danno possibile. Tra le colture più rilevanti spicca senza alcun dubbio l’Oro Rosso, quel pomodoro di cui il nostro paese è il primo produttore europeo e il secondo mondiale dietro la sola California. Nel distretto del Nord, della pianura padana, la produzione annua arriva a toccare il 50% del totale nazionale, una produzione che interessa ben 36 mila ettari. E in questo contesto così sviluppato e redditizio le province di Piacenza e di Parma mantengono il consolidato il primato produttivo nel tempo (Piacenza: 10 mila ettari coltivati Parma: 5000 ettari coltivati). Da sempre considerato una verdura sulle tavole il pomodoro è un frutto per la scienza botanica visto che contiene i semi al suo interno, ma al di la di questa ininfluente disputa ciò che è maggiormente rilevante è che rappresenta nel concreto il valore agricolo produttivo più straordinario dell’intera area indicata. (Piacenza: PLV Produzione Lorda Vendibile: 80 mil euro agricoli in grado digenerare in commercio circa 400 mil – Parma: 40 mil agricoli per 200-250 in commercio). Il pomodoro a Piacenza e Parma coinvolge anche un’articolata e numerosa filiera produttiva che occupa migliaia di persone ogni anno sia stabilmente che stagionalmente per la raccolta (Piacenza: oltre 4000 mila persone e oltre 2000 a Parma). Naturalmente i dati stimati nelle medie ponderate anche sulla base produttiva dell’ultimo anno possono stagionalmente risentire delle possibili rotazioni colturali in campo e delle quotazioni concertate nei contratti di filiera, ma il quadro è assolutamente fedele alla realtà statistica.
Da qui la necessità doverosa da parte dei Consorzi di bonifica di Piacenza e di Parma – associati ad ANBI Emilia Romagna – (in questo particolare e anomalo inizio di primavera) di segnalare per tempo la massima attenzione nell’avvio della pratica irrigua secondo i regolamenti consortili e con l’aggiunta di una stretta osservanza di tutti quei comportamenti che gli agricoltori conoscono per risparmiare al massimo la riserva di acqua disponibile, soprattutto nell’irrigazione del pomodoro coltura particolarmente idro esigente, affinché venga distribuita la quantità precisa e calibrata di risorsa nei tempi e nelle modalità più adeguate al periodo.
In altre realtà mediterranee come per esempio in Spagna, (concorrente anche se minoritario del pomodoro Made in Italy), talvolta, soprattutto in casi di siccità estrema, la produzione pianifica anticipatamente la possibile tabella di marcia influenzata negativamente dalla presumibile variazione al ribasso di risorsa idrica disponibile e questo sensibilmente aiuta a determinare prima le quantità colturali possibili. Ma nella penisola Iberica l’aridità di alcune aree (come l’Estremadura nella parte sud occidentale) ha carattere quasi endemico e comunque è un fattore non straordinario, mentre nel nostro paese, pur ripetendosi più volte negli ultimissimi anni a causa del mutamento repentino del clima, resta un fenomeno classificato ancora come di emergenza. Un’emergenza a cui comunque si dovrebbe porre adeguato rimedio non solo con l’uso consapevole dell’acqua disponibile, ma con una migliore e moderna infrastrutturazione idrico/idraulica del paese oggi clamorosamente mancante (invasi, casse di espansione ad uso plurimo, laghetti interaziendali o di comunità ecc.) e riuso delle acque depurate per scopo agricolo. <<Come Consorzio di Bonifica di Piacenza – ha commentato il presidente Luigi Bisi – stiamo cercando – sia a livello amministrativo sia tecnico e operativo – di mettere in campo tutte le risorse possibili per garantire le dotazioni irrigue necessarie a soddisfare il fabbisogno dei consorziati. Va però detto che la disponibilità idrica attuale non ci permette, salvo piogge primaverili che tutti ci auspichiamo, di riuscire portare a termine la stagione irrigua>>. Le piogge infatti rischiano di arrivare, ma in ritardo sull’inizio della stagione e sarà essenziale soprattutto capire se il quantitativo che potenzialmente cadrà sarà sufficiente a colmare il rilevante gap di fabbisogno che si è creato in più di tre mesi di siccità persistente, aridità dei suoli e impoverimento progressivo della falda sotterranea. “Anche il Consorzio di Parma sta attrezzandosi per tempo per poter far fronte alle necessità dei nostri associati in modo puntuale, certo che questi segnali idro meteo climatici sono sempre più frequenti, molto concreti e preoccupanti – evidenzia la presidente della Bonifica Parmense Francesca Mantelli – Il ripetersi, più volte, di queste condizioni in un solo decennio obbliga ad agire celermente con opere, azioni e soluzioni praticabili che mettano al riparo il valore e lo sviluppo creato nel tempo con fatica prima che sia troppo tardi”.
Infine i Consorzi di Piacenza e Parma sono fiduciosi che, anche grazie alle auspicate possibilità di ricorrere all’istituto della deroga per anticipare l’irrigazione, si possa contribuire in tempo ad alleviare parzialmente i disagi di questo particolare momento di pesante stress idrico. Deroghe peraltro raccomandate dall’Autorità di Distretto del Po Mite alle Regioni nell’ultimo Osservatorio sulle crisi idriche.
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