Ha superato i 40mila euro la raccolta fondi promossa dalla Banca di Piacenza in favore della comunità ucraina colpita dalla guerra. Si può concorrere alla raccolta rivolgendosi ad ogni sportello dell’Istituto di credito, che non applica sull’operazione alcuna commissione. Causale del versamento sul conto corrente appositamente aperto: “Aiutiamo l’Ucraina”.
Com’è nella tradizione della Banca locale, l’intera somma resterà a Piacenza: sarà infatti utilizzata per sovvenire alle necessità dei rifugiati arrivati nella nostra provincia.
Dopo l’affidamento dei primi 20mila euro – che erano stati raccolti in pochissimi giorni – anche gli ulteriori 20mila sono stati consegnati alla Croce Rossa di Piacenza, attraverso il presidente Alessandro Guidotti, dal condirettore generale della Banca Pietro Coppelli.
La Cri piacentina è impegnata in questi giorni nell’accoglienza dei profughi ucraini (nella nostra provincia ne sono arrivati al momento un migliaio, ma il numero è destinato ad aumentare notevolmente). «Le somme raccolte dalla Banca di Piacenza che particolarmente ringrazio – spiega l’avv. Guidotti – saranno molto utili per organizzare nel migliore dei modi l’accoglienza di chi fugge dalla guerra. Diverse sono le necessità in questa situazione di emergenza: in primis, l’acquisto di medicinali (e anche vestiario) da dare ai profughi che arrivano qui da noi e che non hanno nulla; poi occorre rifornire di carburante (e oggi sappiamo quanto sia gravoso) i mezzi che servono per i servizi di trasporto che assicuriamo per bambini e adulti ucraini che hanno bisogno di visite mediche (proprio questa mattina – vedi foto – abbiamo trasferito con un pullmino un gruppetto di ucraini sordomuti, ospitati in una struttura della Caritas a Fiorenzuola, per portarli a Piacenza ad una visita ambulatoriale in una struttura dell’Ausl); ci è anche capitato di andare a prendere un gruppo di profughi a Torino per portarli a Piacenza; ancora, useremo le risorse che ci sono state affidate per attrezzare e arredare le tende da campo: saremo così in grado di offrire una prima ospitalità alle famiglie ucraine se la situazione emergenziale dovesse aggravarsi. Naturalmente, speriamo di non doverle utilizzare. Dobbiamo però essere pronti ad ogni eventualità».
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