Da più parti, in questi giorni, sono state evidenziate palesi difficoltà da parte degli Enti locali nel riuscire a garantire adeguatamente un ruolo attivo nei lavori di progettazione e pianificazione che l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) richiede.
Sono campanelli d’allarme importanti, quelli che stanno suonando, e che raccontano rischi reali nel poter concretizzare al meglio le notevoli opportunità che, appunto, il Pnrr e le altre forme di finanziamento pubblico (i fondi strutturali in primis) offrono.
Fin dall’avvio della discussione che su questi temi si è sviluppata nel nostro territorio, abbiamo evidenziato come, appunto, anni di irresponsabili tagli e di disinvestimenti verso le Pubbliche Amministrazioni hanno prodotto effetti devastanti, svuotando le stesse di personale con capacità, esperienza e competenze.
Di fatto, si sono messe le stesse in condizione di navigare solamente a vista, costrette a sforzi enormi per sopperire alla mancanza di risorse e di possibilità di investire.
In aggiunta a tutto questo, abbiamo assistito a troppi fallimenti di esperienze di aggregazioni di Comuni, di Unioni e, non ultime, di fusioni non realizzate che hanno aggravato ulteriormente la capacità progettuale e realizzativa delle nostre Amministrazioni. Non si è creduto fino in fondo, sbagliando, sull’importanza di questi strumenti e a poco sono valse le nostre denunce e le nostre richieste.
La disponibilità dichiarata della Fondazione a sostenere economicamente gli sforzi del territorio per non perdere le opportunità che abbiamo di fronte certamente possono aiutare in questo senso ma, allo stesso tempo, confermano quanto da noi sostenuto nel corso di questi anni circa la miopia di troppe scelte compiute.
Serve quindi, un’inversione di tendenza urgente, perché le sfide che ci aspettano hanno bisogno di un’attenta e precisa regia pubblica in grado di saper leggere i bisogni dei nostri territori per dare risposte all’altezza, individuando priorità e progettando gli interventi necessari.
Il rischio è che la cosiddetta “agenda politica” venga dettata senza un adeguato ruolo pubblico e che delle priorità che i vari portatori di interesse stanno legittimamente evidenziando in questa fase, rimangano le sole traiettorie progettuali, senza un filo conduttore a tenerle insieme e a selezionarle.
Per questi motivi riteniamo che il Tavolo per lo Sviluppo del territorio, che dovrà riprendere a breve i suoi lavori, debba diventare quel luogo in cui, oltre a fare sintesi, si possa esercitare quella necessaria funzione strategica che solamente la politica può esercitare.
In tutto questo, riteniamo che debba avere un peso significativo anche la Contrattazione sociale e territoriale nella quale il Sindacato giocherà il suo ruolo negoziale, portando le necessità del mondo del lavoro e dei pensionati con le proprie categorie, per una progettazione che metta al centro le questioni di uno sviluppo sostenibile, con opere ed interventi mirati, con un’occupazione di qualità e con un modello sociale inclusivo che sappia rilanciare il nostro territorio, mettendo i cittadini in condizione di minor disagio nel poter accedere ad un sistema socio sanitario che dovrà essere sempre più vicino alle persone, alle famiglie ed ai loro bisogni.
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