Lupo entra in una stalla di Carpaneto per due notti di fila, sbranati un manzo e un vitello. Confagricoltura: “Pericoli anche per gli esseri umani”

“Il primo dicembre, di mattina presto abbiamo visto il lupo vicino a casa che è scappato ed è andato verso il torrente – spiega Guido Palladini allevatore di bovine da latte di Ceradello di Carpaneto – era molto grosso ed era solo. Appena arrivati in stalla abbiamo visto che era entrato nel recinto delle manzette, i capi dai 3 ai 5 mesi e ne aveva uccisa lacerandole il costato. La mattina del due dicembre in stalla abbiamo trovato una seconda carcassa. Il lupo è tornato di notte e ha ucciso un vitello appena nato. Qui ci sono diversi lupi e con la fototrappola ne abbiamo fotografati anche recentemente quattro insieme. Non mi stupisco, tutte le mattine vedo 7-8 caprioli nei campi vicino a casa, sono le prede privilegiate dei lupi, che però si vedono meno perché si muovono di più di notte. Sino ad ora, se avvistati, si sono sempre dati alla fuga.  La mia paura – prosegue Palladini – è che trovino più facile procurarsi il cibo in azienda rispetto alla caccia. Non vorrei né diventare il ristorante del lupo, né passare le prossime notti a vegliarlo. Ho già fatto la denuncia all’Ausl e presenterò la richiesta di indennizzo, ma non sappiamo proprio come fare per fermarlo”.

I problemi con la fauna selvatica di questo allevatore che ha una stalla di circa 150 vacche ed altrettante manze e vitelli non sono però purtroppo circoscritti al lupo. “Ci sono almeno 2000-3000 piccioni – spiega Palladini – che mangiano quotidianamente a perennemente nella stalla e mi danno un danno enorme, forse maggiore di quello che questa volta mi ha arrecato il lupo”.

L’aumento degli esemplari di lupo fa sorgere qualche preoccupazione, soprattutto quando si muovono in branco e pongono un problema di sicurezza per gli uomini che lavorano in campagna. “Occorrerebbe essere formati su come comportarsi di fronte a un branco di lupi – riflette Filippo Gasparini presidente di Confagricoltura Piacenza – per evitare di incorrere in ulteriori pericoli. Alcuni di questi animali, oltretutto, sono divenuti stanziali e si avvicinano a case ed aziende con confidenza crescente”.

“Il lupo è protetto e quindi intoccabile, ma iniziano a porsi problemi di sicurezza e i danni a suo carico aumentano esponenzialmente. Intervenire sulla fauna selvatica direttamente e liberamente non è possibile in nessun caso – spiega Gasparini – nemmeno se si tratta di piccioni. C’è una forte incongruenza nelle norme che stabiliscono che la fauna selvatica è di proprietà dello Stato, ma non altrettanto conseguentemente lo Stato ne mantiene il controllo, al punto da essere ritenuto sotto questo profilo inadempiente. Lo stesso Stato invece è molto ligio a controllare il benessere dei nostri animali in stalla. Il benessere del nostro patrimonio zootecnico è però messo sotto scacco proprio dalla fauna selvatica e sotto l’aspetto più importante: ossia quello della salute. Non solo perché ora le manze vengono uccise da lupi, ma soprattutto perché i piccioni, che contaminano l’ambiente della stalla, sono causa di insorgenza di patologie come la Febbre Q. La fauna selvatica di piccola taglia, numerosa nei campi, finisce talvolta nei balloni e le carcasse fermentate contaminano il foraggio. I canidi mangiando resti organici innescano il ciclo della Neospora e quindi provocano aborti in stalla. I cinghiali, oltre al danno diretto, fanno buchi nei campi di mais e rendono irregolare il terreno che in parte finisce nel trinciato provocando la Clostridiosi, per non parlare dei crescenti casi di botulino originati dalle diverse fonti di contaminazione. Queste contraddizioni ci fanno leggere un impalcato di norme in conflitto tra loro e tutte insieme sono un perpetrato attacco ai nostri valori cristiani, in primis alla volontà di governare il creato prendendosene cura e gestendo con responsabilità animali e territorio. Questi stessi valori sono alla base di un’identità culturale che viene sempre meno riconosciuta in un triste gioco al ribasso, dove alla ricchezza della diversità si sostituisce la povertà dell’omologazione. Vien da pensare se insieme ai nostri valori si vogliano mettere fuori dalla porta oltre che al Natale anche i nostri allevamenti”.

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