L’introduzione del lavoro agile all’interno delle Pubbliche amministrazioni è stata una necessità importante nel corso della prima ondata della pandemia, per altro indicata con forza dalla normativa nazionale. Questa modalità – che prevede che il lavoro venga svolto fuori dalla sede di servizio – oltre a essere dettata da motivi allora contingenti quali la inutile esposizione all’infezione, permette di raggiungere altri importanti obiettivi. Lo smart working può migliorare la produttività del lavoratore grazie alla conciliazione dei tempi di vita e lavoro e permette la sperimentazione e l’introduzione di nuove soluzioni organizzative in grado di favorire una nuova cultura gestionale orientata al lavoro per obiettivi e risultati.
Anche l’Azienda Usl di Piacenza, nel corso dell’emergenza sanitaria Covid-19, sulla base delle indicazioni normative, aveva messo in campo una procedura semplificata per attivare numerose postazioni di lavoro agile, distribuite in diversi settori dell’organizzazione.
Secondo la rilevazione condotta in azienda, alla fine del 2020 erano 400 le postazioni di smart working abilitate, anche se non tutte sono state utilizzate in modo continuativo. La maggior parte dei dipendenti che lavora abitualmente in modalità agile, lo ha di fatto svolto mediamente per un solo giorno alla settimana.
“È giunto il momento – afferma Giuliana Bensa, direttore amministrativo dell’Azienda Usl di Piacenza – di mettere a sistema l’esperienza maturata lo scorso anno e passare quindi progressivamente a un modello più strutturato e ordinario, anche sulla base delle recenti linee guida regionali”.
“Abbiamo predisposto e condiviso con le organizzazioni sindacali del Comparto Sanità il nuovo regolamento dedicato al lavoro agile. Sono soddisfatta perché durante gli incontri con i sindacati è emersa una sostanziale condivisione dei principi generali esposti nelle linee guida regionali che hanno permesso di approvare il nuovo regolamento. L’accesso al lavoro agile avverrà su base volontaria, salvo esigenze particolari legate all’emergenza sanitaria, e andrà modulato nell’ambito della complessiva organizzazione del servizio da parte del responsabile dello stesso”.
Va infatti ricordato che nelle aziende sanitarie molti processi richiedono necessariamente la presenza fisica dei dipendenti nel luogo di lavoro, soprattutto quando finalizzati all’erogazione di un servizio all’utenza.
“L’esperienza maturata in fase emergenziale – spiegano la Rsu e le Organizzazioni sindacali – ci ha restituito l’importanza di valorizzare lo smart working come modello organizzativo strutturato. L’autorizzazione allo stesso per – mediamente – un solo giorno alla settimana ha evidenziato anche la necessità di implementarne la conoscenza delle potenzialità da parte dei diversi livelli gestionali e, appunto, favorire nuovi approcci nella considerazione dell’organizzazione del lavoro. È necessario inoltre garantire ai lavoratori la propria privacy e il riconoscimento dei propri tempi di vita – il cosiddetto “diritto alla disconnessione” – oltre a tutti i diritti contrattuali. Il regolamento su cui ci siamo confrontati con l’Azienda viene avviato in fase sperimentale, ne verificheremo quindi periodicamente gli esiti, anche in relazione al rinnovo del Ccnl”.
Nelle prossime settimane i dirigenti faranno una mappatura delle attività svolte per valutare al meglio in quali casi attivare rapporti di lavoro agile.
Le indicazioni previste nel regolamento avranno un’applicazione graduale, che consentirà di non interrompere l’operatività delle postazioni di lavoro agile avviate con le modalità semplificate del periodo di emergenza e coerenti con le esigenze organizzative aziendali.
Il regolamento approvato costituirà uno degli allegati del Piano operativo del lavoro agile, che sarà a sua volta predisposto dall’Ausl di Piacenza dopo un ulteriore confronto con le Organizzazioni sindacali.
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