“Il S.I.Cobas piacentino esprime enorme soddisfazione per l’esito dello sciopero nazionale di oggi, 8 marzo, che ha visto nel piacentino non solo una consistente astensione dal lavoro ma anche una manifestazione di oltre 1.500 persone davanti ai cancelli di Amazon, Castel San Giovanni”.
Riceviamo e pubblichiamo la nota dei Si Cobas
Il Si Cobas ha indetto questo sciopero nazionale contro la repressione e per la difesa dei diritti delle donne nella tradizionale giornata di lotta dell’8 marzo.
Davanti ad Amazon, la manifestazione ha assunto un duplice valore: se da un lato si è ricollegata alle tematiche nazionali (oltre mezzo milione di posti di lavoro femminili persi in un anno, con una crescita vertiginosa negli ultimi mesi dovuta alla sempre più pressante necessità di scelta fra lavoro e cura dei figli laddove la condizione di lavoratori dipendenti imponga un regime di cassa integrazione a entrambi i genitori), dall’altro essa è divenuta vetrina e momento di rilancio per le due vertenze che hanno visto negli ultimi mesi una condizione di recrudescenza verso giovanissime operaie piacentine: Nippon Express e, appunto Amazon.
In Nippon Express solo una settimana di sciopero e lotta (che ha visto anche l’intervento di 20 camionette dei reparti celere in difesa della multinazionale) ha imposto al colosso giapponese di aprire un tavolo di trattativa, e la lotta continuerà fino corretta applicazione del contratto nazionale per le sue operaie. Il S.I.Cobas non accetta intimidazioni ne ai suoi iscritti ne ai sui rappresentanti. Il lavoro e le lotte dei lavoratori non possono più essere considerati come un problema di ordine pubblico, ma invece come un fattore progressivo per il benessere della collettività.
I motivi della mobilitazione
Ma sono stati i lavoratori e le lavoratrici di Amazon che ci hanno contattato e convinto a convocare questa manifestazione i grandi protagonisti della giornata di oggi. In Amazon, infatti, una ragazza di 24 anni è stata oggetto di pesanti intimidazioni che la hanno portata a perdere l’uso della voce per dieci giorni. Sia lei che altri nostri aderenti, nei mesi precedenti, avevano subito intimidazioni al fine di non chiamare l’ambulanza in occasione di infortuni sul lavoro.
Come S.I.Cobas, rivendichiamo che l’infermeria deve essere solo un punto di primo soccorso ma non può in alcun modo sostituire le necessarie cure più approfondite che taluni incidenti nella logistica richiedono. Di fatto, ad oggi l’infermeria si utilizza per correggere artificialmente al ribasso il numero degli infortuni.
Sono in corso cause legali contro Amazon riguardo a questo punto, ma il grido salito a gran voce nella manifestazione di oggi parla anche di altro: adozione del corretto contratto di lavoro, riconoscimento degli straordinari per il sabato (50%), la domenica (65%) e straordinario notturno domenicale (75%).
Premio di produzione annuale
Il S.I.Cobas chiede anche un premio di produzione annuale (come riconosciuto in quasi tutti i magazzini del piacentino) del valore di 1.500 euro, nonché un ticket mensa di 7,00 euro giornalieri. Ma, soprattutto, si chiede la fine del ricatto della precarietà estrema che la multinazionale impone ai suoi lavoratori, spremendoli e poi buttandoli via se osano alzare la testa.
La violenza delle multinazionali e la loro indisponibilità a riconoscere dignità alle proprie lavoratrici è qualcosa che non può continuare nel territorio piacentino, e contro la quale il S.I.Cobas si sta battendo senza quartiere o calcolo di convenienza alcuno, ma nella sola ottica di restituire dignità alla classe operaia piacentina.
Invitiamo tutte le lavoratrici e i lavoratori di Amazon ad abbandonare la paura: la grande forza che hanno visto oggi davanti al loro magazzino è pronta a tornare ogni volta che loro ce lo chiederanno. Ormai Amazon è l’ultimo magazzino a non godere dei trattamenti di miglior favore garantiti dal S.I.Cobas nella logistica piacentina: ma non c’è capitalista, italiano o americano che sia, che possa resistere alla forza dell’unità e della solidarietà.
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