“Il Tribunale piacentino ha accolto il ricorso urgente ai sensi dell’art. 700 c.p.c. promosso dall’ufficio legale di USB per contrastare il tentativo estremo di GLS e del suo appaltatore NATANA DOC di non sottostare alla precedente sentenza della Corte d’Appello bolognese che sanciva il reintegro dei lavoratori ingiustamente licenziati per i loro scioperi a difesa della sicurezza sul lavoro”.
Lo annuncia il sindacato USB dopo le proteste delle scorse settimane.
“Dopo la prima vittoria legale che metteva al sicuro dall’attacco al diritto di sciopero, ora questa da un duro colpo al sistema malato degli appalti, un marchingegno nel quale i “committenti” ossia i padroni delle attività si nascondono dietro gli “appaltatori e subappaltatori” ossia i fornitori di servizi per aggirare responsabilità, risparmiare sui costi, lasciare i lavoratori in una perenne condizione di precarietà”.
“Vuoi evitare il rispetto di norme, sentenze, contratti? Basta che la coop o la società appaltatrice di turno sparisca o fallisca e il gioco è fatto: chi ha responsabilità reali se ne può lavare le mani”.
“Era il caso di Piacenza dove i facchini reintegrati dal licenziamento si sono trovati con la loro società dissolta e il detentore dell’appalto che candidamente sosteneva “io non c’entro nulla”. Ai padroni è andata male”.
“La lezione che tutto il movimento dei lavoratori deve trarre da questa vicenda è che la lotta paga, che bisogna resistere, resistere, resistere, che l’art 18 va reintrodotto, che il sistema degli appalti va smantellato. Questa lezione è per USB un impegno, che assume e porta avanti nel medesimo giorno in cui i suoi iscritti bloccano le produzioni dal sud al nord Italia (nelle filiali SDA come contro i grandi consorzi logistici della Lombardia) per il rispetto dei diritti e della dignità nel lavoro”.
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