Arnaldo Franzini, l’ultimo allenatore del Piacenza calcio
Partenza: 15 giugno del 2015
Arrivo: 14 maggio 2020.
E’ questa la durata della storia biancorossa di Arnaldo Franzini, l’ultimo condottiero nella storia secolare del Piacenza calcio.
“Tanti tifosi mi hanno voluto ringraziare per questi anni, ed io li ringrazio per il loro sostegno. Ho avuto tante dimostrazioni d’amore”.
I tuoi momenti migliori?
“Vincere i derby (Cremonese e Pro Piacenza, ndr) fu una cosa incredibile. Da neopromossa in serie C vincemmo praticamente 4 derby”.
La forza singola e del gruppo
“Ad inizio stagione cerco sempre di cementare il gruppo. È fondamentale per ottenere successi, soprattutto nei momenti difficili. Mentre la mia forza più grande è l’equilibrio. Gli eccessi non portano benefici”.
Cosa vuol dire per un piacentino sedersi sulla panchina del Piacenza calcio?
“Era il mio sogno allenare questa squadra. Non accettai nel 2014 per potermi godere un anno di serie C, ma l’anno successivo avvertii il desiderio di nuovi stimoli, come quest’anno. Gregori e Gatti mi contattarono e vennero in conto alle mie condizioni. Sono stati 5 anni molto intensi e fatti alla grande”.
Una storia iniziata dal rapporto umano
“Ho avuto un grande rapporto con la società. Da loro ho sempre avuto grande disponibilità, sia per lo staff e sia per i giocatori. I presidenti non mi hanno mai obbligato o contestato, ma sono sempre stati al loro posto in modo egregio mentre io cercavo di fare il bene della società. Poi quando vinci subito è tutto più facile”.
Piacenza che è cresciuto grazie ad Arnaldo Franzini
“Ognuno ha fatto la propria parte. Dai dirigenti ai giocatori, il Piacenza è sempre stato super sano. Da Matteassi a Cerri, ed anche dei vari collaboratori posso dire solo cose belle: un bilancio importante e molto positivo”.
Quest’anno il rapporto si è rotto
“Le critiche sono arrivate anche per colpa delle aspettative create l’anno prima, nel 2018-19”.
Passo indietro: Silva, Saber, Taugourdeau, Marzeglia, ed i 1000 tifosi a Mapello
“Creammo una squadra devastante, nonostante un investimento non troppo esoso. Da Saber cresciuto in casa, fino a Taugordeau ripescato dal Sant’Arcangelo, passando per Marzeglia con l’intuizione dei presidenti che si rivelò come l’attaccante perfetto. De Cecco trovato da Cerri, ma anche Boccanera stesso. Silva e Franchi altrettanto fondamentali.
Fu una cavalcata devastante”.
Il giocatore più forte?
“(Forse, ride) Taugordeau, per tutto il pacchetto completo”.
2016-17: un Piacenza sbarazzino
“Giocammo un calcio incredibile fino a dicembre, e non lo avrei mai cambiato. Nonostante ci dessero per spacciati, facemmo tante grandi partite: Cremona, Siena. Poi il calo, e tanti infortuni. A gennaio non avevamo più sprint, allora cambiai. Con Abbate, Silva e Pergreffi provai una difesa a 3, e contro l’Alessandria giocammo un 3-4-3. Poi il 3-5-2 contro la Cremonese (vittoria per 3-0, ndr) e la decisione di puntare su quel modulo. Fui molto felice di quel cambiamento, nonostante quello con il 4-3-3 fu il mio Piacenza più bello. Nei playoff battemmo il Como e poi crollammo contro il Parma, anche per colpa delle assenze”.
2017-18
“Facemmo tanti cambiamenti, soprattutto a centrocampo. Poi però a gennaio arrivarono 3 giocatori forti come Di Molfetta, Corradi e Pesenti. Nelle ultime 13 partite perdemmo solo a Carrara. Nei playoff ci fu una grande vittoria contro la Giana, poi contro il Monza e nel doppio confronto con la Samb, tra fiato corto e squalifiche, uscimmo. Quel gol sbagliato da Pesenti poteva cambiare le sorti della stagione”.
2018-19: era meglio andare in ritiro prima di Siena?
“Abbiamo cavalcato l’euforia dell’ambiente. Negli occhi dei ragazzi leggevo l’adrenalina. Non abbiamo la controprova che il ritiro ci poteva favorire, però dico che vivere la partecipazione è stato stimolante. Sentire la voce dei tifosi ti dà grande carica.
A Siena non abbiamo sbagliato. Ci hanno annullato un gol valido ed abbiamo gestito benissimo i primi 45’. Dopo il loro gol abbiamo reagito, ma due grosse occasioni ci hanno detto male. A Siena posso imprecare solo contro il risultato, mentre a Trapani loro ci erano superiori”.
Dopo Trapani è stato un matrimonio di convenienza?
“Come facevo ad andarmene dopo Trapani?
Le scelte erano due: spendere fortemente, o ringiovanire e cambiare obiettivi. La scelta fu fatta a metà, e se dovessi cambiare qualcosa vorrei dichiarare obiettivi diversi. Forse ho sbagliato a voler cambiare idea di gioco, ma l’ho fatto per aumentare gli stimoli”.
Su cosa devi migliorare?
“Quando hai un’idea, devi portarla avanti. Sempre”.
Il futuro di Franzini?
“Spero di vedermi su un’altra panchina importante e blasonata”.
Il video completo con l’intervista ad Arnaldo Franzini, l’ultimo allenatore del Piacenza calcio
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