Gian Francesco Tiramani: “Coronavirus e catena di comando, qualcosa non quadra”. Il noto operatore di Protezione Civile, esperto in emergenze e definito “Il mago dei droni”, è intervenuto a Radio Sound, dopo la nomina del nuovo Commissario per l’emergenza.
Sono 40 anni che mi occupo di emergenze sul campo e questa è una situazione mai vista. C’è un problema legato alla catena di comando. Davanti a queste emergenze deve esserci una persona sola che prenda decisioni chiare e lucide. Le Ordinanze dovevano essere emesse dal Commissario Borrelli della Protezione Civile, ma così non è stato. Sono stati atti del Governo. Ora si è nominato un altro Commissario che si affiancherà a Borrelli, ma che non ha esperienze di emergenze. Insomma abbiamo una linea in orizzontale e disordinata, non è questo il momento per fare esperimenti! La politica dovrebbe mettersi da parte lasciando posto al Capo della Protezione Civile”.
Francesco Tiramani: “Coronavirus e catena di comando, qualcosa non quadra” – Lettera aperta
Stiamo vivendo un’esperienza molto particolare che di colpo mette in dubbio molte delle nostre pseudo-certezze.
Un’emergenza davvero multidisciplinare che coinvolge medicina, comunicazione, psicologia, religione, filosofia, abitudini sociali e che ci sta drammaticamente facendo misurare non più solo teoricamente ciò che è “libertà”, soprattutto per chi non ha abbastanza lustri sulle spalle per averne vissuto la privazione durante le guerre e le dittature sparse nei secoli.
Siamo bersagliati (e un po’ vogliamo farci bersagliare) da informazioni discordanti, appelli e contro-appelli che minano anche la nostra certezza (o bisogno?) che la medicina sia una scienza esatta e che chi ci guida abbia le idee molto chiare nel fornirci la rotta.
Problemi immensi che si aggiornano minuto dopo minuto e l’ansia che corre, spesso affiancata dall’irresponsabilità. Non è certo questo il momento di fare analisi approfondite o di sparare sentenze da spender poco ma qualche riflessione mi sento di farla, soprattutto perché spero che riflettere possa aiutare a migliorare strada facendo.
Uno degli argomenti che si si è fatto strada tra le migliaia di post sui social e le centinaia di interventi nei talk-show televisivi e sulla stampa è quello che riguarda la “catena di comando”, un concetto che – guarda caso – in tanti rifiutano tout court nei momenti di pace ma che poi implorano quando la paura si fa loro compagna sempre più invadente.
Strenui difensori di autonomia o statalismo ed altro che improvvisamente cambiano bandiera toccati sul vivo come a ricordare che poi i nostri principi sono funzione di ciò che ci riguarda da vicino o delle convenienze strumentali del momento.
Sono i giorni nei quali ci si interroga se il Presidente del Consiglio abbia agito nei modi e con i tempi congrui con l’emergenza che stiamo vivendo e se la sua comunicazione sia stata adeguatamente modulata ed ancora, dove debba arrivare (e fermarsi) l’azione del Governo centrale e quella dei Governatori delle varie regioni.
Gli stessi giorni nei quali sui social in tantissimi sono ad invocare il ‘ritorno’ dell’amico Guido Bertolaso, proprio lui che in occasione del terremoto più recente in centro Italia aveva per l’ennesima volta sottolineato che quando si è chiamati a gestire situazioni gravi e delicate è fondamentale una linea di comando chiara e verticale, dove sia uno solo a prendere decisioni dall’alto (anche impopolari) che poi si propagano sul territorio.
Quel Bertolaso che è stato l’anima più profonda di ‘quella’ Protezione Civile che si è guadagnata sul campo i gradi di istituzione più amata dagli italiani (passando davanti addirittura alla Benemerita..), chiamata ad intervenire in tutto il mondo, da Beslan, ad Haiti, dall’Iran all’Indonesia, raccogliendo plausi unanimi in ogni dove.
Quel “sistema” complesso ed articolato di Protezione Civile che la politica ha poi voluto limitare in modo avventato sulla base di una caccia alle streghe contro lo stesso Bertolaso, coinvolto in percorsi giudiziari che lo hanno poi visto assolto completamente; peccato, però, che intanto il danno era stato dato e così ci siamo ritrovati un “sistema” azzoppato, limitato, ben meno efficace.
Ma …
Ma tornando alla questione di chi possa e debba gestire emergenze come quella provocata da questo bastardo virus silenzioso ed invisibile che bussa alle nostre porte senza preavviso, c’è proprio qualcosa che non quadra.
Si, perché i fatti raccontano che il Consiglio dei Ministri il 31 gennaio scorso ha prontamente deliberato lo “Stato di emergenza di rilievo nazionale” con la conseguente nomina di un Commissario Straordinario nella persona di Angelo Borrelli (attuale Capo Dipartimento della Protezione Civile): il tutto secondo quanto prevede il Codice della Protezione Civile entrato in vigore all’inizio del 2018. Il Consiglio dei Ministri, quindi, delibera che “Per l’attuazione degli interventi … si provvede con ordinanze, emanate dal Capo del Dipartimento della protezione civile in deroga a ogni disposizione vigente e nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento giuridico”. Ma poi non è andata così.
Ebbene, perché si arriva a dichiarare questo stato di emergenza nazionale (limitato nel tempo)?
Soprattutto proprio per consentire al Commissario Straordinario (non al capo del Governo o al Presidente della Repubblica) di adottare tutti i provvedimenti urgenti e necessari per affrontare in modo adeguato le emergenze nazionali. Tale straordinarietà è suffragata dalla previsione dello stesso Codice che prescrive che ‘le deliberazioni dello stato di emergenza di rilievo nazionale non sono soggette al controllo preventivo di legittimità’.
E qui la norma è ben chiara: è il Commissario Straordinario (in questo caso, sempre Borrelli, persona capace, con grande esperienza alle spalle) che adotta ordinanze di Protezione Civile ‘in deroga ad ogni disposizione vigente’: una affermazione molto forte dal punto di vista del Diritto ma che è giustificata da una specie di stato di necessità in cui prevale l’obbiettivo collettivo di trovare soluzioni urgenti a tutela dell’incolumità delle persone e dei beni.
Ora diversi politici e commentatori invocano un “commissario straordinario come quello che sta gestendo la ricostruzione del ponte Morandi a Genova”; non solo, lo stesso Governo sta per decretare che “la Protezione Civile potrà requisire strutture alberghiere…” ma come sappiamo bene il Commissario c’è ed ha pieni poteri senza bisogno di ulteriori atti del Governo. Forse mi è sfuggito qualcosa ma questa confusione dei ruoli e delle competenze e l’ignorare ciò che legge prevede in modo inequivocabile non mi tranquillizza per nulla sulla capacità complessiva di gestire la ‘nostra’ stessa vita. O forse c’è qualche volontà celata che noi comuni mortali non possiamo comprendere?
Se poi sommiamo il tutto alla frenesia di fare uscire le proposte dei decreti sui media (assetati di titoli terroristici, dimenticando, per esempio, di precisare che si tratta ancora di una bozza), con le conseguenze di “imbecillità totale” di molti cittadini irresponsabili – decreti peraltro ancora in attesa delle indicazioni (non so se giuste o meno) dei Governatori interessati – allora la questione della catena di comando si fa ancora più bollente.
Ma come si può essere credibili ed ASCOLTATI se poi si firma e pubblica un decreto che ha bisogno di traduzione a fronte (il giorno dopo il Governo sta già lavorando ad un “provvedimento interpretativo”) perché scritto approssimativamente e con parti ridondanti (ma cambiando i termini usati da un paragrafo all’altro)? Un decreto talmente autoreferenziale che in premessa cita quasi esclusivamente i precedenti atti del Governo stesso (!) ma ignora di fare riferimento al primo e più importante strumento normativo dal quale dovrebbe discendere.
(Linea di comando? E oggi il Ministro competente che chiede di sospendere il campionato di calcio ma le società…. decidono invece di giocare …)
Basterebbe guardare ad emergenze precedenti (anche se non della stessa tipologia) per trarne indicazioni senza dover sperimentare qualcosa di completamente diverso ora che siamo in tempo di guerra e non possiamo permetterci di sbagliare.
Ecco quindi che la domanda sostanziale arriva più che spontanea: come mai non si è seguita la strada tracciata dalla legge lasciando le iniziative regolamentari al Commissario straordinario visto che è lui e solo lui (consultandosi con le altre Autorità di Protezione Civile) che può adottare determinazioni anche in contrasto con altre norme in vigore? Come mai, invece, la comunicazione è stata gestita direttamente dal Governo e come mai sempre il Governo ha adottato decreti (al posto delle ordinanze del Commissario straordinario) con i quali, tra l’altro, non può derogare ad altre norme, laddove la cosa sia funzionale ad affrontare in modo più efficace le emergenze?
Sono 40 anni che mi occupo di soccorso sia ordinario che per macro-emergenze (in Italia come all’estero) e ho così avuto il privilegio di veder nascere la nostra Protezione Civile, mettendomi in gioco già in occasione del sisma dell’Irpinia quando un altro caro amico (Giuseppe Zamberletti) ebbe intuiti e lungimiranza che oggi sono merce quasi introvabile; lui che sapeva anche valorizzare capacità e competenze di tecnici illuminati come il Prefetto Elveno Pastorelli. Ho potuto seguire da molto vicino l’epoca Bertolaso con un orgoglio ed un senso di appartenenza che non potrò mai dimenticare ed oggi mi sento davvero perso non di fronte al virus ma ad un meccanismo che qualcuno sembra voler ulteriormente mortificare e imbavagliare.
Mi chiedo che senso abbia avuto dotarci, primo Paese al mondo, di norme specifiche già dal 1992 per la gestione delle emergenze per poi assistere a questi passaggi incomprensibili e, soprattutto, così poco efficaci se non dannosi per la nostra comunità.
Gian Francesco Tiramani.
Operatori sanitari in arrivo a Piacenza.
Chi è Domenico Arcuri, nuovo commissario per l’emergenza coronavirus.
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