ROMA – I telefoni delle agenzie di viaggio, dei tour operator e delle associazioni dei consumatori ma anche quelli di hotel e vettori aerei sono “bollenti” in queste ore.
Da una parte ci sono i clienti che si trovano costretti a cancellare viaggi perché avevano come meta una delle cosiddette “zone rosse” per il coronavirus, poi ci sono quelli che da quelle zone dovevano partire (e non possono muoversi). Ma molti sono solo in preda al panico e chiedono la cancellazione di viaggi che non hanno diritto a rimborso o perché diretti in zone che nulla hanno a che fare con il virus o perché troppo avanti nel tempo. La presidente di Fiavet Ivana Jlenic chiarisce un po’ di dubbi con l’ANSA, anche se la situazione è ancora in divenire e si attendono i decreti attuativi dei provvedimenti presi dal Governo per il contenimento dei contagi che sono limitati sia dal punto di vista territoriale (le zone rosse dove ci sono i focolai) che da quello temporale (14 giorni). “Ha diritto al rimborso o alla riprotezione (un pacchetto sostitutivo) – dice – solo il viaggiatore che ha un viaggio nelle zone rosse e ha in programma una partenza entro il 7 marzo, in tutti gli altri casi ci sono le solite regole e le solite penali”.
Per quanto riguarda i viaggi di istruzione il decreto legge dei giorni scorsi equivale a uno sconsiglio della Farnesina, dice la Jlenic, quindi si dovrebbe procedere in generale a rimborsi per cause di forza maggiore.
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