“Solari e amati da tutti”, i colleghi piangono la morte di Mario e Giuseppe

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Due fratelli accomunati dall’amore per il proprio lavoro. Mario Di Cuonzo, 59 anni, uno dei due macchinisti morti nell’incidente, condivideva il mestiere con il fratello, Maurizio. Quest’ultimo piacentino d’adozione dal momento che vive proprio nella nostra città

“Tutti gli volevano bene, si faceva voler bene per il suo carattere allegro, ma mai superficiale. Aveva sempre una parola buona, di aiuto e di conforto quando necessario, per i colleghi”. E’ stato ricordato così da un suo amico ferroviere, anche lui della Cgil, Mario Di Cuonzo. Di Cuonzo era un iscritto e un attivista della Filt-Cgil.

“Sono sconvolto – ha detto un collega parlando con l’ANSA – per la morte di un amico, che lascia la moglie e un figlio, e di un altro lavoratore”.

“Lo conoscevo da 25 anni, era ben voluto da tutti. Gli piaceva questo mestiere, amava questo lavoro, lo svolgeva con serietà impeccabile ed era molto attento alla sicurezza”: così un altro ferroviere, membro della segreteria lombarda della Fit Cisl, ha invece ricordato Giuseppe Cicciù, uno due macchinisti morti nel deragliamento avvenuto questa mattina nel Lodigiano.

Cicciù si era trasferito da molti anni in Lombardia, dove viveva con la moglie e un figlio, ma “era attaccatissimo” alla sua città natale, cioè Reggio Calabria, dove tornava appena poteva per far visita alla madre. “Sono talmente amareggiato e triste che faccio fatica a credere che sia morto”, ha detto Foti. “Era una persona disponibile – ha proseguito – si prendeva in carico qualsiasi problema dei colleghi e andava fino in fondo. Abbiamo iniziato insieme nella Rsu e, quando passava in stazione Centrale a Milano, ci vedevamo sempre”.

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