Le sigarette elettroniche non aiutano a smettere di fumare, Ausl: “Rivolgetevi al nostro centro”

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Sigarette elettroniche dannose per la salute, che non aiutano a smettere di fumare. All’indomani del nuovo allarme lanciato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), sul tema interviene anche il dottor Angelo Mangia, pneumologo all’ospedale di Piacenza e responsabile del nuovo Centro antifumo aperto dall’Ausl di Piacenza.

“Molte persone utilizzano la sigaretta elettronica per smettere di fumare – spiega l’esperto – pensando di combattere con l’e-cig la dipendenza. In realtà non è affatto così, perché la presenza di nicotina fa sì che la dipendenza sia solo sostituita: si passa da una all’altra”. Abitudine e gestualità, che sono due degli aspetti più difficili da gestire per chi vuole smettere di fumare, con le sigarette elettroniche non vengono eliminati. “Senza considerare tutti i rischi per la salute che sono già noti. Tutto dipende dalla quantità di nicotina e di sostanze tossiche presenti nei liquidi riscaldati: comunque sia non sono certo innocue”.

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Il primo consiglio? Smettere di fumare

“Il primo consiglio per ogni fumatore – ribadisce il dottor Mangia – è quello di smettere di fumare. È utile ricordare che esistono farmaci e programmi di trattamento efficaci che possono aiutarlo in questo percorso. L’abolizione dell’abitudine al fumo di sigaretta è uno dei più importanti provvedimenti per la salute pubblica e individuale”. Decidere di farla finita con la nicotina è infatti “l’atto terapeutico più efficace, sempre applicabile e praticamente a costo zero per le persone che soffrono di patologie polmonari o cardiovascolari”. I benefici per l’organismo sono davvero notevoli a 360 gradi. “Inoltre, smettere di fumare riduce il rischio di sviluppare patologie correlate (per esempio tumori e BPCO) a qualsiasi età”.

Il centro antifumo dell’Ausl

Da giugno l’Azienda Usl di Piacenza ha attivato, nella Casa della salute di piazzale Milano, un centro antifumo. Gli interessati possono accedere con prenotazione Cup, con una richiesta del proprio medico di famiglia per visita pneumologica con la specifica “nell’ambulatorio della disassuefazione dal fumo”.

“Quando incontriamo un paziente per la prima volta – spiega il dottor Mangia – facciamo una visita medica generale, misuriamo il suo grado di dipendenza da nicotina e il monossido di carbonio (CO) presente nell’aria respirata e facciamo una valutazione del livello motivazionale a smettere di fumare. Tutti questi elementi sono utili per impostare un programma di trattamento personalizzato; la persona viene poi seguita lungo il suo percorso di dissuefazione, attraverso controlli periodici gestiti direttamente dal medico del centro.

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