Tanti sono i dossier di cui dovrà occuparsi il neo ministro degli esteri Luigi Di Maio; ma uno riguarda anche la situazione dei detenuti italiani all’estero. Secondo gli ultimi dai dati messi a disposizione dalla Farnesina, luglio scorso, sono ben 2.113 gli italiani reclusi nelle carceri del mondo.
Dal dossier del Viminale emerge comunque un dato sconcertante; più della metà sono in attesa di giudizio; e risultano poche decine le persone in attesa di essere estradate in Italia per scontare la pena nei nostri penitenziari; condizione che dovrebbe essere garantita dalla Convenzione di Strasburgo del 1983 e da diversi Accordi bilaterali nei casi che riguardano le persone già condannate. In molti casi gli italiani non hanno nessun diritto per un equo processo. Basti pensare che in alcuni paesi è assistenza di un avvocato, non è presente un interprete durante gli interrogatori; e in molti casi le autorità non fanno trapelare nessuna notizia in modo tale che è impossibile farsi una idea dettagliata del processo.
L’ultimo caso, emblematico, riguarda un ragazzo piacentino che all’uscita dell’aeroporto di Bangkok ha afferrato un bagaglio di proprietà della moglie di un generale dell’esercito. Secondo la difesa si sarebbe trattato di un errore; resta il fatto, però, che ora il 19enne, che soffre di asma, si trova nel carcere della capitale Thailandese dal 29 agosto scorso; in una cella di 50 metri quadrati con altri sessanta ragazzi.
Sono stati chiesti 4.500 euro per le spese del legale e per risarcire le vittime del furto che il padre del ragazzo sta cercando di raccogliere; ma, non lavorando, al momento, ha messo da parte poco meno della metà.
“La Regione si faccia parte attiva”
Chiedo alla Giunta regionale che si faccia parte attiva accanto al Governo per aiutare il ragazzo emiliano e la sua famiglia ad avere un trattamento dignitoso nel rispetto della giustizia; stabilire che gli uffici dell’Ambasciata italiana in Thailandia possano seguire tutte le udienze e, in generale, i procedimenti penali che riguardano il nostro corregionale, perché la presenza in tribunale di un funzionario italiano significa che lo Stato italiano c’è.
Chido inoltre che la Regione contatti i familiari per cercare un sistema, simile al patrocinio per i non abbienti, per aiutare non soltanto il cittadino bisognoso ad usufruire di una difesa tecnica corretta, ma anche i familiari a mantenere i contatti con lui, per esempio facendoli usufruire di voli gratuiti o con tariffe speciali.
Lo afferma Fabio Callori, consigliere del Gruppo di Fratelli d’Italia in Regione.
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