«Più tutele per le donne e pene più pesanti per chi le aggredisce, le picchia o le sfregia. La violenza contro donne e bambini è una piaga da estirpare con decisione; con la certezza della pena e concedendo meno garanzie possibili agli aggressori». E’ il commento dei parlamentari della Lega, Elena Murelli e Pietro Pisani, dopo l’approvazione in Senato del disegno di legge cosiddetto Codice rosso. Legge che inasprisce le pene per le violenze di genere.
“Avevamo promesso di intraprendere questa strada a difesa di coloro che subiscono sopraffazioni con atti brutali. Ci auguriamo che i giudici percorrano la strada della fermezza con lo spirito dei legislatori; e applichino l’inasprimento delle pene, senza tentennamenti, soprattutto quando ci sono violenze che provocano traumi, fisici o psicologici, sui bambini. I violenti vanno fermati e messi in condizione di non nuocere agli altri». Così Pisani.
Murelli si dice «molto contenta, soprattutto come donna, dell’accorciamento dei tempi. Sentire subito una vittima è fondamentale per dare tranquillità a chi è perseguitata o malmenata. Ora occorre mano mano alle tempistiche e arrivare a processi più celeri.
La vittima vuole la garanzia che chi le ha rovinato la vita venga giudicato quanto prima; per evitare che il suo aguzzino possa vendicarsi, nell’attesa del processo, e farla vivere in uno stato di paura perenne». I parlamentari, poi, stigmatizzano l’astensione al voto di Leu e Pd; «i primi a urlare e stracciarsi le vesti quando ci sono violenze di genere, ma che poi non fanno nulla».
Oltre ai tre giorni in cui la procura dovrà ascoltare una vittima, la legge aumenta le pene per le violenze sessuali, lo stalking, i maltrattamenti in famiglia (si passa a pene dai 3 ai 7 anni, aumentata se si commette la violenza di fronte a minori, o contro donne incinte e disabili). Importante è poi la sanzione verso la turpe pratica di chi sfregia una vittima: da 8 a 14 anni, ergastolo se chi è aggredito muore. Puniti, inoltre, i matrimoni forzati «usando violenza, minacce o approfittando di un’inferiorità psico-fisica o per precetti religiosi». Infine, il revenge porn: chi utilizza e diffonde immagini a sfondo sessuale, per vendicarsi e denigrare la vittima, rischia da uno a sei anni di carcere e una multa da 5.000 a 15.000 euro. Stessa pena per chi le rilancia sui social media o le diffonde ad altre persone.
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