Cure palliative, in tre anni seguiti a casa 430 pazienti. E’ lo straordinario risultato raggiunto grazie al progetto attivati nel 2016 dall’Ausl di Piacenza con il sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano. Il tutto in collaborazione con l’Ordine dei Medici.
“Se il malato può essere curato a casa molto spesso non ha bisogno di tornare in ospedale . Questo è molto importante per la persona ma anche per la sua famiglia. Il target di riferimento del progetto sono i pazienti dimessi dalla Casa di Iris e dall’Hospice di Borgonovo”. Lo spiega Raffaella Bertè, direttore della Rete di Cure Palliative dell’Ausl di Piacenza.
“Questi malati non necessitano di interventi diagnostici ad alta tecnologia, ma richiedono un’assistenza che consenta di mantenere una qualità di vita accettabile. Non sono solo persone affette da malattie oncologiche. Si tratta anche di anziani, persone con malattie progressive e irreversibili, con bisogni complessi. Spesso accompagnati da una sofferenza psicologica e una perdita dell’autonomia funzionale. Tutto questo impatta sulla loro qualità di vita e sull’organizzazione dell’interno nucleo familiare”. Continua Bertè.
Le persone assistite a domicilio sono dunque 430, come detto. Per un totale di 681 visite a casa. Coperto l’80% dei Comuni del territorio provinciale. L’attività ha sempre visto la collaborazione con il medico di famiglia, per condividere e monitorare il piano di assistenza individualizzato. Per questo il progetto ha visto una forte sinergia con questi professionisti. In tre anni sono state 736 le ore di formazione insieme ai medici di famiglia.
L’equipe
Dell’equipe di cure palliative fanno parte un medico palliativista, un infermiere e uno psicologo. Insieme hanno percorso in tre anni complessivamente 35mila chilometri di strada, in una logica di assistenza globale alla persona.
La permanenza a casa è stata garantita per quanto possibile. La maggior parte delle persone è poi stata ricoverata in hospice, mentre per alcuni si è riusciti ad assicurare un fine vita tra le mura della propria abitazione.
“Il dato importante è che gli accessi in ospedale sono stati limitati a una decina di episodi per eventi acuti non prevedibili. Questo ci fa capire che siamo sulla strada giusta. Una persona in fase avanzata di malattia ha bisogno soprattutto di un’assistenza che rispetti la volontà di rimanere nella propria casa con la garanzia di una buona qualità di vita, evitando inutili sofferenze”. Continua Bertè.
Il sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano
“Visto il bilancio molto positivo, la Fondazione di Piacenza e Vigevano sosterrà ancora il progetto con un finanziamento di ulteriori 90mila euro. Si tratta di un progetto che ha risposto appieno alle linee di intervento che la Fondazione si prefigge per la sua attività sul territorio ed è una grande soddisfazione sapere che è diventato un modello virtuoso nell’ambito delle cure palliative, destinato a diffondersi anche altrove”. E’ il commento di Massimo Toscani, presidente della Fondazione.
L’Ausl si sta impegnando per rendere stabile l’equipe domiciliare, completando le procedure concorsuali che permettano di assumere definitivamente le figure professionali che la compongono.
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