Alluvione 2015. Nella terribile notte del 14 settembre, quando un’alluvione devastante ha colpito il piacentino, a Farini si sarebbero avuti danni maggiori. Ma la frana dei Sassi Neri ha favorito l’accumulo temporaneo di quasi 1 milione di metri cubi d’acqua. Contribuendo in questo modo a ridurre l’impatto dell’onda di piena del Nure.
È il risultato sorprendente degli studi condotti dall’Università di Parma, in collaborazione con la Regione. Studi che hanno messo in luce il ruolo di “cassa di espansione” esercitato dal piede del dissesto.
Da qui, e da un apposito approfondimento geologico a cura dall’università di Modena-Reggio, è partita la progettazione del maxi-cantiere di consolidamento finanziato dalla Regione con 1 milione di euro. Cantiere avviato lo scorso luglio e ormai giunto al termine.
Proprio i lavori realizzati sono diventati stamattina un caso di scuola per i geologi di tutta l’Emilia-Romagna. Questo nell’ambito del convegno promosso nel paese della Val Nure dall’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile. In collaborazione con l’Ordine regionale dei Geologi. L’occasione per il debutto del nuovo Gruppo di protezione civile comunale, appena costituito e iscritto all’apposito elenco regionale del volontariato di settore.
“La conoscenza è la base per costruire vera resilienza, per rendere il territorio piu sicuro e le comunità piu preparate ad affrontare i rischi”. Così è intervenuta Paola Gazzolo, assessore regionale alla difesa del suolo, presente insieme al sindaco Antonio Mazzocchi. “Qui si è svolto un grande lavoro di indagine, progettazione e innovazione. Con un approccio interdisciplinare che mette in luce l’elevata professionalità delle strutture regionali. Ma anche il ruolo fondamentale della collaborazione con il mondo universitario e le spiccate capacità delle imprese al lavoro. Si sono messi in campo metodi di intervento inediti. Obiettivo di trasformare una criticità – la presenza di una frana – in una risorse per la protezione del territorio”.
Le opere contro il dissesto dopo l’alluvione 2015
Accertata l’importante funzione di “cassa di espansione” esercitata dal piede di frana, si è intervenuto per conservare anche in futuro tale la funzione di “laminazione”. Nell’area del dissesto sono stati collocati 30 triplette composte ciascuno da tre micropali legati tra di loro, profonde fino a 15 metri. Una tecnica inedita, una novità sul panorama nazionale. Un sistema a maglie larghe costituito da tanti piccoli ostacoli per infrangere eventuali colate di fango, in caso di piogge intense. Il tutto trattenendone una parte nella discesa ed evitando il rischio di chiusura del Nure. Il progetto si completa con le opere di sistemazione della rete dei canali. Anche il ripristino del reticolo idraulico e la piantumazione di alberature per rinaturalizzare il versante. Nei prossimi mesi si svolgerà un monitoraggio in continuo per verificare costantemente lo stato del dissesto.
Gli investimenti
“In tre anni e mezzo dall’alluvione 2015 la Regione ha investito oltre 42 milioni e mezzo per la messa in sicurezza delle valli colpite dall’emergenza. Con il 40% delle risorse destinate alla Val Nure per un totale di 16 milioni di euro”, ha concluso Gazzolo. Al solo comune di Farini sono stati destinati 5 milioni 300 mila euro per 35 cantieri che continueranno nei prossimi mesi. Con opere al via per 800 mila euro su Nure, Rio Rossana e per assicurare il transito sulla strada comunale di Colla fra i Rivi (40 mila). “Un impegno senza sosta che proseguirà per la prevenzione e la sicurezza delle nostre comunità”.
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