Gianluca Argellati si candida a sindaco di Vigolzone per le prossime elezioni amministrative.
Sposato con due bambini, 45 anni da compiere a marzo e un ruolo di dirigente in un’azienda metalmeccanica di Fiorenzuola, è Gianluca Argellati il candidato sindaco per l’area di centro destra alle prossime amministrative di Vigolzone.
Storicamente militante di Forza Italia, figlio del compianto Werner che amministrò Vigolzone per 10 anni (1994-2004), oggi è il suo turno e sta a lui scendere in campo per portare un’inversione di rotta che in tanti, in paese, gli hanno chiesto di guidare.
E’ infatti con spirito di servizio e senso di responsabilità che Gianluca Argellati ha accettato questa sfida, a capo di una lista civica trasversale unita dalla condivisione dei valori e degli obiettivi per il bene di tutta la popolazione.
“Penso che la politica debba saper ascoltare – spiega il candidato sindaco – e che chi amministra debba tornare vicino ai bisogni reali delle persone. Ho accettato di mettermi in gioco proprio per questo: me lo ha chiesto la mia gente e penso di dover contribuire a far sentire i vigolzonesi più rappresentati. La politica per me è un servizio: me lo ha insegnato mio padre ed è con questo spirito che ho accettato di candidarmi”.
Attaccamento al territorio, una vocazione autentica per il sociale e un forte spirito di squadra: sono questi tre valori alla base della scesa in campo di Gianluca Argellati:
«L’amore per Vigolzone è ciò che guida questa mia iniziativa e che guiderà ogni progetto e ogni nuova proposta che porteremo avanti. Vorrei riuscire a dare ai vigolzonesi un futuro migliore, più sereno e sicuro. E vorrei farlo partendo proprio dalle famiglie, da chi non ce la fa. La politica deve dare risposte a tutti, ma soprattutto a chi ha più bisogno. E per riuscirci, la mia forza sarà la mia squadra. Non sarò mai solo di fronte alle sfide, ma mi contornerò di persone capaci, competenti e volonterose».
E sebbene il cammino verso le elezioni sia ancora lungo, il primo passo sarà quello di andare dai cittadini, per dare voce alle loro esigenze. “Voglio ricostruire un dialogo che nel tempo si è perso. E per dialogare, come prima cosa, bisogna ascoltare. E’ proprio quello che intendo fare, con la mia gente. Andare da loro e ascoltarne le difficoltà, calandomi nelle realtà che mi descriveranno, mettendomi a disposizione. Bisogna ripartire da qui, dall’ascolto, per proporre soluzioni reali”.
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