“Stando al progetto, dovrebbero tagliare in due la mia casa. Non sono nemmeno sicuro che un lavoro del genere sia realizzabile”. Verrebbe da ridere se non fosse tutto tragicamente vero. Anas ha deciso di realizzare una variante alla Statale 45 che da Rivergaro dovrebbe portare a Cernusca. E fin qui il dibattito potrebbe restare nell’alveo del rispetto per l’ambiente e per il paesaggio. Un tema fondamentale e che merita assoluto rispetto, questo è innegabile, ma verrebbe da definirlo un dibattito abituale, destinato a sorgere (come in effetti accade) in occasione di ogni opera, manufatto o insediamento industriale. Il punto è che qui la posta in gioco è ancora maggiore.
Già perché il progetto di Anas prevede l’esproprio di proprietà private che coinvolgerebbe, badate bene, circa 300 proprietari. Vale a dire 300 persone che per questa variante vedrebbero il proprio giardino ridotto di dimensioni o addirittura la propria casa mutilata. Come è possibile? E’ possibile in caso di intervento dal forte impatto logistico e infrastrutturale, è possibile se l’opera è caratterizzata da un forte interesse collettivo. Prende il nome di “espropriazione per pubblica utilità”, un istituto giuridico italiano che consente allo Stato di acquisire per sé o per un altro soggetto una proprietà privata per esigenze di interesse pubblico.
Ieri i residenti interessati da questo procedimento si sono riuniti nel salone parrocchiale di Rivergaro per un primo incontro. La volontà è quella di battersi tutti insieme contro questo intervento. Ma per farlo è necessario “mettere mano al portafogli”, come hanno detto i rappresentanti dell’associazione “Residenti Uniti” che hanno organizzato l’incontro. Incontro moderato da Fabrizio Binelli, di Legambiente, e Giorgio Vecchiattini, referente del comitato. Per iniziare questa battaglia servono figure professionali, come avvocati, ingegneri, periti. Si dovranno commissionare studi e per farlo i residenti hanno a disposizione inizialmente 60 giorni, il periodo previsto per presentare obiezioni al progetto.
Un avvocato c’è già, a dire il vero, Umberto Fantigrossi, che ieri ha delineato i possibili scenari cercando di rispondere ai dubbi e ai timori delle persone. Fantigrossi ha inizialmente proposto di partire dall’effettivo interesse pubblico dell’opera: “Un intervento come quello in programma, con tanto di espropri, è possibile in presenza di opere che hanno un forte interesse collettivo e strategico. Ma negli stessi documenti di Anas questa variante viene indicata come un’opera di rilievo locale, il che sminuisce l’importanza della variante”, dice.
Fantigrossi consiglia di muoversi seguendo tre livelli. “Inizierei con un approfondimento di carattere tecnico ed economico per verificare che l’opera sia necessaria e il progetto sia effettivamente ineccepibile. Secondariamente i residenti dovrebbero fare squadra con gli amministratori e le istituzioni. Terzo livello, purtroppo, il contenzioso, il quale si renderà necessario nel caso in cui né gli approfondimenti tecnici né il supporto delle istituzioni dovessero dare i frutti sperati.
All’assemblea di ieri, che ha visto la presenza di circa 200 persone, hanno partecipato anche coloro che non hanno ricevuto la terribile lettera di Anas, quella in cui si annuncia l’esproprio. Già perché, per chi non ha nulla da temere resta il problema ambientale, legato a una superstrada che andrebbe ad attraversare la Valtrebbia. Senza contare i problemi di carattere logistico: i lavori dovrebbero durare cinque o sei anni con pesantissimi disagi legati agli spostamenti. E quindi anche al turismo. E quindi anche all’economia. Poi ci sono coloro che invece temono per la propria casa.
“Stando al progetto, dovrebbero tagliare in due la mia casa. Non sono nemmeno sicuro che un lavoro del genere sia realizzabile”, chiede uno dei presenti.
“Io avevo trovato un acquirente per la mia casa che sto cercando di vendere. Ora che è saltato fuori questo progetto l’acquirente si è tirato indietro. E adesso chi la comprerà la mia casa? E se anche trovassi qualcuno interessato di quanto crollerà il valore dell’immobile dal momento che la variante mi ridurrà il giardino di 200 metri quadrati?”, è il dubbio di una ragazza.
Laura Bergamaschi ha lanciato una petizione online: “Noi siamo proprietari dal 2021 di un immobile a Cisiano e ora ci siamo ritrovati con un esproprio che riguarda una terrazza. Un esproprio sovrastimato rispetto all’intervento che Anas ha in programma. Inoltre Anas si sta basando su una cartografia non aggiornata, senza tenere conto della tipologia del suolo”.
“Il progetto prevede che ci venga sottratta parte del nostro terreno. Nel nostro caso l’abitazione è salva ma perderemo parte del nostro terreno e non sappiamo quanto ci verrà rimborsato. E poi: noi abbiamo scelto la Valtrebbia per restare lontani dal caos e dall’inquinamento della città e alla fine vengono a impiantare una superstrada proprio accanto alle nostre case”.
“Dello stesso avviso un altro dei presenti che specifica: io non subisco alcun esproprio o alcun danno a livello personale. Però qui si tratta di deturpare l’intera vallata: la bellissima Valtrebbia di cui tutti parlano, ce la dovremo scordare se il progetto andrà in porto”.
Ora i residenti non possono fare altro che organizzarsi e provare a lottare insieme. Anche perché da soli è veramente difficile. Anche solo a livello burocratico. “Anas ha pubblicato sul proprio sito i dettagli di questi interventi, casa per casa”, spiega uno dei presenti. “Io, che per lavoro sono proprio in questo ramo, ho setacciato la documentazione per oltre due ore prima di trovare elementi e dati inerenti alla mia proprietà”, spiega un residente presente all’assemblea.
Alla fine della serata il commento che maggiormente riassume il sentimento dei presenti è quello di un signore che fissando il mio microfono mi risponde, educatamente e a testa bassa: “Guardi, davvero, è meglio che non mi faccia parlare”.
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