14° edizione della stagione del Trieste 34 al via il 27 ottobre, Arcelloni: Abbiamo mescolato vari generi artistici” – AUDIO

14° edizione della stagione del Trieste 34

Presentata la 14°edizione della stagione teatrale del Trieste 34: gli spettacoli dal 27 ottobre al 9 dicembre 2023.

Quest’anno abbiamo deciso di mescolare un po’ i generi artistici – spiega a Radio Sound Filippo Arcelloni. Poi abbiamo spettacoli per i più giovani e quelli per adulti. La prima parte della stagione terminerà a dicembre con il mio spettacolo Camminare Pellegrinare. Per la seconda parte della stagione stiamo pensando a rappresentazioni che possano raccontare le tematiche di Piacenza.

27 ottobre – ore 21,00: Residenza InSincronia – danza contemporanea. Collettivo Fere: TERAS

Marco Bosetti, Chiara Carducci, Giacomo Graziosi, Carlotta Perego, Ilenia Tundo e Arianna Villa iniziano nel 2020 la formazione accademica triennale in Danza Contemporanea indirizzo coreografico, performativo e teatrale alla Civica scuola di teatro Paolo Grassi. Provengono da differenti percorsi artistici che spaziano tra danza contemporanea, circo, breakdance, teatro fisico e sperimentazioni sonore. Nel 2021 partecipano allo spettacolo Come l’ombra di un ramo di Julie Anne Anzilotti, mentre nel 2022 danzano in Vivo e Coscienza di Luca Veggetti. Nello stesso anno prendono parte al progetto coreografico Umanità coreografato da Marco Bosetti e presentato all’interno della rassegna di danza contemporanea Morsi. Nel 2023 iniziano la collaborazione con

Veronica Tinnirello che entra a far parte del progetto Teras come dramaturg.

 Descrizione del progetto

Sinossi estesa

Cos’è l’umano quando incontra il mostro? Cos’è il mostro quando incontra l’umano?

Il desiderio di esplorare questi interrogativi ci ha spinti a intraprendere un viaggio o, meglio, un processo di ricerca collettivo, tuttora in fase di sviluppo. Intenti a investigare la nostra mostruosità, abbracciamo le nostre brutture e stranezze, dando vita a soggettività ibride incostante transizione e movimento.

Statement. Il termine greco Teras assume il duplice significato di augurio e mostro, delineando così il carattere complementare di due concetti apparentemente distanti: ciò che schernisce e spaventa è al contempo portatore di buona sorte. Per molte culture antiche la comparsa di figure mostruose presagiva l’imminenza di un evento sovrannaturale, identificandole come autentiche messaggere dello straordinario. Ed è proprio questo carattere di extra ordinarietà ad aver orientato la nostra ricerca verso le molteplici possibilità trasformative del corpo, tra immaginari fantastici e paralleli: una terra di mezzo attraversata da anomalie corporee, creature selvatiche e apparizioni mitiche che sfuggono da categorie semplificatorie.

Costruzione scenica e descrizione. Corpi che mutano. Trasfigurazioni che vengono generate anche attraverso la relazione con elementi di scena materiali e immateriali: strutture mobili, luci, proiezioni, ombre e paesaggi sonori, in un intreccio che a un tempo espande, frammenta e isola il corpo. Sono gli stessi performer a modificare la scena, interagendo e manipolando tali strutture e strumenti multimediali. La combinazione di linguaggi e medium differenti che caratterizza il lavoro è un aspetto imprescindibile. Il tema della complementarità emerge quindi anche negli aspetti tecnici, oltre che nel concept.

Riferimenti. Gli immaginari che hanno nutrito la ricerca attingono a mondi plurali e distanti nel tempo. Uno dei primi riferimenti è quello del Kamaitachi, figura soprannaturale (più specificamente una sorta di donnola) che nella mitologia giapponese popola il mondo contadino, e rappresenta una creatura dall’azione antitetica: da un lato aggredisce, dall’altro lenisce le ferite delle vittime. Le suggestioni in tal senso provengono soprattutto da uno studio del progetto “Kamaitachi”, (edito da Aperture nel 2009) nato dal sodalizio tra il fotografo Eikoh Hosoe e il danzatore di Butoh Tatsumi Hijikata. Altro spunto fondamentale sono le creature dei bestiari

medievali, che costituiscono una sorta di archivio figurativo. Infine, alcuni concetti articolati da autrici eco-femministe come Donna Haraway e Filo Sottile ovvero l’idea di relazione simbiotica fra corpi e corpo “non normato”.

Musica. Il lavoro sul suono si basa sull’integrazione tra musiche di repertorio, tra cui alcuni brani già selezionati dell’artista Joan La Barbara e produzioni originali. Queste ultime saranno prodotte live in scena, utilizzando un multi-effetto in grado di generare distorsioni sonore.

Cast artistico e caratteristiche tecniche

Performer: Marco Bosetti, Chiara Carducci, Giacomo Graziosi, Carlotta Perego, Ilenia Tundo, Arianna Villa.

Ruoli:

Marco Bosetti_ideatore, coreografo e performer (presente alla residenza) Chiara Carducci_ideatrice, coreografa e performer (presente alla residenza) Giacomo Graziosi_ideatore, coreografo e performer (presente alla residenza) Carlotta Perego_ideatrice, coreografa e performer (presente alla residenza) Ilenia Tundo_ideatrice, coreografa e performer (presente alla residenza) Arianna Villa_ideatrice, coreografa e performer (presente alla residenza) Veronica Tinnirello_dramaturg (non presente alla residenza)

Stato di avanzamento

Fase di lavoro in cui ci troviamo ora: con un intento più compositivo ci muoviamo all’interno di uno spazio modificato da luci colorate, proiezioni distorte, suoni alterati facendo coesistere pannelli e corpi mutati in una danza ibrida.

Prevediamo di arrivare a giugno 2023 con una prima parziale struttura coreografica della durata di 15/20 minuti. L’obiettivo è quello di riuscire a sviluppare delle sequenze in cui i movimenti delle strutture, la presenza dei corpi con il loro proprio movimento, gli spostamenti delle luci per la retroilluminazione così come anche la gestione delle proiezioni e dei suoni trovino un accordo fluido e una scorrevolezza con senso drammaturgico.

Necessiteremo poi di altri tre periodi di ricerca per concludere il lavoro. Idealmente si valuta di avere un periodo di studio di una settimana entro la fine del 2023 per

proseguire il lavoro tecnico sulle strutture con approfondimento sulla loro forma, sulla possibilità di spostamento nello spazio e di interazione con il corpo; dopodiché prevediamo un periodo di due settimane nella prima metà del 2024 per affinare il materiale già prodotto, ma anche per produrne di nuovo grazie alla sperimentazione di diverse dinamiche di movimento a partire dalla ripresa del lavoro sul corpo; infine prevediamo un ultimo periodo di residenza di 5 giorni per perfezionare la parte tecnica di video, audio e luci, con la possibilità di essere affiancati da personale tecnico specializzato.

La volontà è quella di raggiungere una forma finita con cui debuttare entro l’estate 2024, in modo da avere la possibilità di far circuitare il progetto nei festival nazionali durante l’estate 2024.

Attività formative e progetti con comunità locali

Partendo dalle domande che hanno avviato la nostra ricerca, vorremmo proporre un’attività laboratoriale che rifletta sul concetto di mostruosità: che cosa significa essere mostro nella nostra società? La diversità, la scomodità e la stranezza come vengono viste e come vengono vissute? È mostruoso ciò che si discosta dalla norma o è proprio la norma con le sue costrizioni a essere mostruosa? Con la consapevolezza che il confronto con le persone intorno a noi sia un’importante occasione di sviluppo e di crescita, vorremmo arricchire il nostro progetto con nuovi spunti, funzionali alla ricerca e alla produzione, anche partendo dalle esperienze di chi parteciperà.

Per questo motivo proponiamo un’attività laboratoriale rivolta a un pubblico misto, che ci permetta di riflettere sui fenomeni socioculturali correlati alla mostruosità nel modo più ampio possibile. Ci auguriamo che le persone che parteciperanno siano curiose nei confronti dell’indagine sulla stranezza e sulle brutture, che siano interessate a vivere l’incontro come arricchimento, che siano disponibili e accoglienti rispetto alla possibilità di trasfigurarsi e di riconoscersi come creature mostre.

Prevediamo un’attività laboratoriale di 5 h, che possono essere divise in due momenti da due ore e mezza ciascuno e organizzate su due giorni. Il target a cui ci rivolgiamo è un pubblico interessato alla tematica, con o senza base di movimento, proprio perché il lavoro che portiamo avanti si nutre delle esperienze personali di ciascuno senza che sia necessario avere esperienze pregresse nella danza.

Il programma del laboratorio prevede inizialmente delle attività di riscaldamento condiviso, a partire dalle pratiche che abbiamo sviluppato durante la nostra ricerca partendo da attività ed esercizi che si ispirano alla danza Butoh; procederemo poi

con un lavoro di gruppo presentando l’immaginario che ha guidato il nostro lavoro e chiedendo a chi partecipa di arricchirlo con le proprie suggestioni, proponendo un brainstorming di parole relative a cosa la mostruosità significa per ognuno, per scoprire cosa intendiamo per diversità, scomodità e stranezza.

Dopo questo momento riflessivo procederemo a guidare un’esplorazione corporea individuale che porterà ogni partecipante a far nascere il proprio mostro, per sollecitarci a valorizzare le peculiarità di ogni bruttura, per sperimentarsi nell’esplorazione del proprio potenziale trasformativo e per ricercare una nuova chiave di lettura nell’accettazione e nell’apprezzamento della stranezza; concluderemo con un’improvvisazione condivisa in cui le creature trovate potranno incontrarsi, per creare interessanti e

stimolanti momenti di interazione. Dopo la restituzione finale dedicheremo uno spazio al confronto e ai feedback.

Vorremmo arricchire il nostro lavoro grazie anche ai momenti di incontro e confronto con il territorio. Siamo infatti favorevolmente disponibili ad attività laboratoriali che ci permettano di sviluppare il filone tematico della mostruosità anche con persone che non hanno un interesse performativo, per approfondire l’interazione con altri corpi.

5 novembre – ore 17,00. PKD – Arcelloni Filippo: LA SCUOLA DEI LUPI CATTIVI

Spettacolo per infanzia. La storia che raccontiamo oggi è quella di un piccolo cucciolo di lupo, trovato in un bosco, freddo, d’inverno. Per crescere e diventare un grande lupo dovrà affrontare tante difficili…

Così inizia “La Scuola dei Lupi Cattivi”, uno spettacolo delicato, ironico e commuovente con un finale a sopresa.

Un attore in scena che racconta la storia diventando di volta in volta, padre, madre, cucciolo, compagno di banco, insegnante.

Un cucciolo di lupo viene trovato nel bosco, il bosco d’inverno… freddo… nevoso e ghiacciato. Salvato dalla possibile morte cresce nella sua nuova famiglia un papà lupo forte e orgoglioso e una mamma lupo dolce e delicata.

Ma crescendo… il lupo non si dimostra proprio un vero LUPO, cattivo, feroce… anzi a dire il vero è un lupo dolce, delicato e… un poco fifone. Il padre disperato decide che il cucciolone deve crescere e diventare degno del suo nome e quindi deve andare a scuola, una “Scuola per Lupi Cattivi”.

Una scuola strana, dove non si studia la matematica, la geografia, l’italiano… ma alla fine dopo aver superato tante prove e tante lezioni si scoprirà che… Un finale imprevedibile, strano, sorprendente ma capace di far riflettere e pensare

11 novembre – ore 21,00. Residenza InSincronia – danza contemporanea. Collettivo Beatrice Rossetti: SPIEGAMI

CONCEPT e COREOGRAFIA: Beatrice Rossetti INTERPRETE: Maria Chiara Vitti SCENOGRAFIA: Eleonora Battisi, Martina Galli VIDEOMAKER: Elena Grandi

P r o g e t t o C o r e o g r a f i c o

L’indagine vuole mettere in luce il percorso introspettivo che ognunə di noi intraprende per costruire la propria identità, in relazione al contesto sociale che lə circonda.

Come fogli di carta, fragili e vulnerabili, diventiamo origami di forma differente a seconda del contesto esterno che incontriamo.

La ricerca pone al centro il rapporto individuo/collettività, in particolare considerando le minoranze che non hanno l’opportunità di esprimere/cercare se stessə in una società che procede ancora per formati prefissati e cuciti sulla maggioranza. Così come ammiriamo un origami senza la necessità di (di)spiegarlo, allo stesso modo una persona deve avere il diritto di essere considerata per ciò che è, senza il bisogno di spiegarsi agli altri.

Spiegami prende ispirazione dalla tecnica Origami e dal lavoro di Trisha Brown. L’interprete muove corpo parola e pensieri su un quadrato di carta bianco 2×2 metri, modificandone la forma, piegandolo e spiegandolo attraverso la ricerca di movimento. La natura della carta apre a possibilità di creazione multidisciplinare, che spaziano dalla coreografia alla scenografia, includendo ricerca sul territorio e videoproiezione.

Nel tessuto sociale individualista in cui viviamo, riteniamo fondamentale portare attenzione a valori quali l’introspezione e la collettività, mostrando la fragilità e la vulnerabilità come punti di forza. Per questo motivo, Spiegami parte dalla comunità e con la comunità si forma, diventando processo artistico collettivo:

l’intero lavoro verrà creato e delineato attraverso la partecipazione delle persone e del pubblico: le artiste avranno il ruolo di accompagnare e definire la ricerca partendo dal materiale raccolto da laboratori e ricerca audio (interviste virtuali).

PERCHÈ PORTARE QUESTO PROGETTO?

La drammaturgia si baserà sull’indagine/intervista virtuale rivolta ad un campione di persone, effettuata tramite canali telematici (es. audio Whatsapp). L’indagine audio prenderà corpo, tramite ricerca immagini/video elaborata dall’artista Elena Grandi

La ricerca di audio/immagini/video verrà proiettata sulle varie facce dell’origami composto in scena dall’interprete Maria Chiara Vitti

A CHI E’ RIVOLTO?

Gli obiettivi fondanti del lavoro sono: accessibilità, coinvolgimento, partecipazione attiva. La performance vuole essere aperta ad un pubblico eterogeneo, qualsiasi sia l’età, l’abilità o la formazione delle persone che lo compongono.

Il processo coreografico parte dal binomio corpo/carta e si estende alla relazione col pubblico, in forma di gioco e/o riflessione condivisa. La ricerca di movimento prenderà spunto dalla linearità del lavoro di Trisha Brown e delle sue tecniche di improvvisazione, unito ad un lavoro di composizione istantanea.

Come il foglio di carta, l’interprete potrà esplorare infinite modalità piegare e spiegare corpo parola e pensiero.

La gerarchia interprete/pubblico potrebbe essere ribaltata: il pubblico potrebbe avere la possibilità di guidare vocalmente i processi di movimento della performer leggendo istruzioni per la creazione di determinati origami.

PROCESSO COREOGRAFICO

sarà il risultato finale di possibili laboratori artistici/di movimento con il pubblico condotto, seguito e curato dalle artiste Eleonora Battisi e Martina Galli

INSTALLAZIONE SCENOGRAFICA

sarà prevista una restituzione dell’intero processo creativo della performance e dei laboratori, volto a creare un paesaggio comune tra le varie opere realizzate (opere video, scenografiche, di arti visive).

MOSTRA DI ARTI VISIVE

CARTA:

Le sue caratteristiche di fragilità, leggerezza, instabilità ed incontrollabilità guidano l’intero processo artistico. Così come succede alla superficie della carta piegata, allo stesso modo la nostra pelle nel tempo diventa sede di rughe e ricordi, memoria della nostra identità e delle nostre scelte.

TECNICA ORIGAMI:

Le motivazioni dell’utilizzo di tale tecnica ha radici nella storia privata della coreografa: durante la sua infanzia sua madre (foto in alto a destra pag.1) realizzava delle gru da appendere alla culla della figlia. Era ed è un momento di meditazione personale, un preciso atto di gentilezza nei propri confronti in grado di separarla dal mondo esterno caotico.

LIGHT DESIGN:

Il gioco di luci e ombre avrà un ruolo fondamentale: esso rappresenta la soggettività del punto di vista, quali parti della propria identità mostrare alla collettività e sarà metafora dei punti di forza e debolezza dell’individuo in scena. La proiezione di luci e ombre sugli origami e sul fondale creeranno dimensioni irreali e daranno profondità allo spazio performativo.

18.19 novembre. ChezActors, workshop LIFTING con Carolina Migli

Spettacolo con il sostegno di Ministero della cultura e dell’arte canadese in collaborazione con Global Hive Labs (USA) e Boichewhacked (CAN).

Workshop di lettura animata della nuova traduzione del Testo canadese di Nathalie Boisvert. Il testo di scrittura contemporanea indaga il rapporto delle donne con l’invecchiamento.

Il progetto é sostenuto dal ministero della cultura e dell’arte canadese in collaborazione con global hive labs e boichewhacked Trama

Una donna sulla cinquantina ci guida in un tutorial sul trucco: prima il fondotinta, poi gli occhi e infine la bocca… Mentre costruisce il viso perfetto, condivide con noi i segreti di un trucco di successo, i suoi pensieri sulla necessità di questo camuffamento, i pericoli dell’età, la solitudine e il fallimento. Mentre si allontana dall’ideale femminile, entra in dialogo con Nelly Arcan e Simone de Beauvoir. L’attività di trucco quotidiano si trasforma in un esame della vita di una donna, interrogandosi sul rapporto tra le donne e la bellezza, la seduzione, l’invecchiamento e il tema della libertà delle donne di fronte ai diktat sociali.

L’autrice

Nathalie Boisvert ha conseguito una laurea in recitazione e un master in recitazione presso l’Università del Quebec a Montreal (1993). Nel 1997, la sua prima opera teatrale, The Sordid Story of Conrad B., è stata rappresentata al Festival ide Spa (Belgio), rimontata a Bruxelles e tradotta in inglese da Bobby Theodore. Nel 1999, il suo lavoro, L’été des Martiens (Lansman),__ è stato presentato in anteprima simultanea in Quebec (Théâtre Niveau Parking) e in Francia (La Comédie de la Mandoune) e nuovamente prodotto simultaneamente nel 2006 a Dusseldorf (Landstheatre) e Berlino (Grips). nella traduzione tedesca di Frank Heibert. Tradotto in inglese da Bobby Theodore, è stato prodotto anche nel 2002 da Theatre Direct (Toronto). Nel 2006, la sua commedia Vie et Mort d’un village, ha ricevuto lauréate des Journées de Lyon (Éditions Comp’Act) e ha ricevuto il Prix Gratien-Gélinas nel 2007 per Buffet chinois. Il suo Antigone au printemps è stato finalista per il Drama in lingua francese del Governor General’s Award 2018 e ha ricevuto il Prix Émile-Aug

25 novembre – ore 21,00. Tom Corradini Teatro: MUSSOLINI

Premio migliore spettacolo con un solo attore Avignone Off 2017

Nominato per il Performance Award al Fringe Festival di Praga 2015

Adelaide Fringe Festival 2023, Avignon Off 2017 e 2023,

Praga Fringe Festival 2015, Brighton Fringe Festival 2016

NOTA INTRODUTTIVA

Gran Consiglio (Mussolini) nasce originariamente nel 2015 come spettacolo comicostorico diretto a un pubblico straniero e anglofono, successivamente riadattato in lingua italiana. Lo spettacolo è frutto di una ricerca storica approfondita sulla figura di Benito Mussolini, un leader controverso, dalla personalità poliedrica, che ha segnato la storia d’Italia e d’Europa.

Lo spettacolo analizza Mussolini dal punto di vista umano, mostrando per esempio le tecniche oratorie che Mussolini utilizzava – affinate grazie allo studio del libro “La Psicologia delle Folle” di Gustave Le Bon e che Mussolini conosceva a memoria – fino al suo rapporto con l’arte, la tecnologia e con la sfera affettiva.

Allo stesso tempo nell’arco di un poco più di un’ora si illustra dal punto di vista storico la sua infanzia e formazione socialista, il rapporto con Hitler e Winston Churchill, le leggi razziali, l’entrata in guerra, e l’inesorabile caduta e sconfitta.

Il tutto utilizzando il linguaggio del clown e del teatro-comico che consente di convogliare in forma leggera e facilmente fruibile argomenti che sono ancora oggi di attualità.

BREVE DESCRIZIONE DELLO SPETTACOLO

24 luglio 1943 – Il Gran Consiglio del Fascismo si riunisce per discutere la deposizione di Benito Mussolini. Il Duce rinchiuso da solo all’interno del suo studio di Palazzo Venezia ricorda come il destino lo ha condotto, partendo da umili origini ad essere il capo supremo dell’Italia. Un’incredibile parabola che avrebbe ispirato l’ascesa al potere di Adolf Hitler e trascinato un uomo che si credeva un genio alla

totale disfatta militare. Il ritratto di un uomo autoritario ma anche sentimentale e umano, che rivela la sua intimità nel momento in cui si trova vulnerabile.

ESTRATTI RECENSIONI STAMPA

ADELAIDE FRINGE 2023 (Australia)

Simon Lancione – Glam Adelaide – La linea tra caricatura e parodia è sottile ma Corradini la percorre perfettamente…Man mano che lo spettacolo procede, questa prevedibile caricatura che la storia ci ha dato, descrivendo Mussolini, come uno sciocco unidimensionale, si mostra completamente falsa. Il pubblico scopreche il personaggio non è semplicemente un dittatore riprovevole, ma un uomo rinascimentale molto complesso che parlava più lingue e amava la letteratura…Lo spettacolo in sé è soprattutto esilarante. La performance fisica intricata e deliberata di Corradini non solo è quasi identica ad alcuni dei manierismi di Mussolini, ma è realizzata nei momenti più opportuni.

AVIGNON OFF 2017 (Francia)

Jérémy Engler – L’Envolée Culturelle – Un corso di storia satirica… La forza di questo spettacolo è di ritracciare la vita del vero Mussolini, mostrando il suo lato umano, e il suo lato dittatoriale, ma senza dare un giudizio reale. Il giudizio e sostituito dal discredito di tutto quello che ha potuto dire un minuto prima, ma non dalla denuncia. Una cosa che fa di questo one-man-show uno spettacolo brillante e molto intelligente!

FRINGE PRAGA 2015 (Repubblica Ceca)

Michael Calcott’s Fringey Bits – Mussolini che riflette sulla sua vita e carriera politica può sembrare un tema abbastanza pesante ma Tom Corradini ha creato un ritrattovdi un clown affascinante. Come ci si potrebbe aspettare Mussolini è vano, autoritario, e ridicolo, ma è anche sentimentale, intimorito, e risentito. Si tratta di una rappresentazione satirica che ha spessore… Questo ritratto riflette certamente un’immagine del Duce come clown, in linea con la propaganda degli A lleati, ma è anche il ritratto di un uomo – comico, aggressivo, folle, e narcisista. Uno spettacolo eccellente e una splendida performance.

26 novembre – ore 17,00: S.T.A.R.

VIOLA E IL BOSCO

Finalista IN BOX VERDE 2022

Spettacolo per infanzia

Regia: Silvano Antonelli

Drammaturgia: Marta Zotti e Silvano Antonelli

Attori: Marta Zotti

«Viola era piccola come una castagna. E il bosco era grande. Grandissimo. E nel bosco c’erano tante strade. Come nella vita. Dove prima sei una bambina, poi diventi un po’ grande, poi ancora più grande. E poi incontri tante persone e ti succedono tante cose e poi… e poi…e poi ti accorgi che il bosco l’hai attraversato tutto. E tu? …e tu sei sempre rimasta piccola come una castagna.»

Viola racconta in terza persona di sé evocando la scansione dei momenti importanti della sua vita: quando è ancora una bambina, quando deve imparare cose difficili, quando arriva per lei il tempo di sposarsi e poi di invecchiare. E poi… Lo fa con uno sguardo universale verso un bosco-mondo che è poi la vita. Il racconto di Viola vive della scansione temporale degli appuntamenti di una vita che è la sua, ma potrebbe essere quella di ciascuno di noi.

Le fasi del racconto vengono evocate sulla scena da un affresco di azioni accompagnate da: un concerto di oggetti color pastello; il suono di parole essenziali, il prendere vita di dialoghi che arrivano da un tempo lontano, l’odore di pioppo abete e pino, le corde di una chitarra. I temi affrontati LA SOLITUDINE Il procedere di Viola all’interno del bosco-mondo è un procedere solitario. Nel bosco si vivono relazioni, ritmi, azioni e oggetti di un mondo in netto contrasto con il piccolo giardino in cui Viola si rifugia e si prende il tempo per le piccole

cose: un vasetto con un fiore, alcuni semi, una collezione di sassolini, per non perdersi. LA CICLICITÀ DELLA VITA Questa storia inizia due volte. Prima inizia con la storia di Viola e, alla fine, inizia con chi verrà dopo di lei: troverà le sue tracce, avrà un carattere simile o diverso dal suo, troverà quella castagna lasciata nel bosco da Viola, che quando diventa vecchia (“quando diventa nonna…” citando alcuni bambini con cui abbiamo giocato e abbiamo confrontato questa storia) immagina la vastità del cielo, la sua prossima avventura. IL BOSCO «Uno…sette…oggi…ieri… Un pensiero tra i pensieri. Come faccio col mio dito A contare l’infinito?» Il bosco è il luogo della metafora della vita di Viola nelle sue relazioni con il mondo esterno. La sua avventura-vita nel bosco non può fare altro che procedere di pari passo con l’evoluzione del suo mondo più intimo. Il suo piccolo giardino segreto, in cui la vita accade e procede con un ritmo lento e delicato, come la cura che mette un bambino nel far crescere il suo primo fiore.

IL CAMBIAMENTO «L’orologio si è stancato Fa “tic tac” sempre più piano.»

La vita di Viola scorre inesorabile in scena e arricchisce di consapevolezza il suo mondo interiore: è simboleggiato da un palcoscenico sul palcoscenico, un palco in miniatura, ovvero una cassetta-giardino che racconta le stagioni di vita di una piccola pianta.

Il mondo esterno vede invece l’accumulo scomposto di oggetti-simbolo: sono il frutto lasciato cadere a terra da azioni e personaggi che portano Viola a diventare grande. Grande come il cielo?

3 dicembre – ore 17,00: PKD – Filippo Arcelloni in RIFIUTI A MANOVELLA

Spettacolo infanzia

Dove finiscono gli avanzi del pranzo e della cena, i giornali, le bottiglie di vetro, le scatolette di metallo e i contenitori di plastica?

Quanti chili di rifiuti produco io ogni anno? quanti il mio gatto? Quanto spazio occupano?

Perdono la vita disperdendosi in terra e in cielo, oppure riappaiono con una nuova forma per ritornare tra noi?

“Rifiuti a Manovella” è una narrazione sul riciclaggio dei rifiuti. Partendo dal contenuto di un bidone della spazzatura, apprendiamo che la vita dei rifiuti non finisce dove noi li abbiamo

gettati; una volta che il sacchetto dell’immondizia esce dalla casa e scompare dalla vista incomincia una nuova vita a noi sconosciuta.

“Rifiuti a Manovella” è la storia di un bidone della spazzatura, Arturo Polimero, e del suo

increscioso contenuto, è la storia di un incontro in un bosco con un bambino che, commosso dal suo triste destino, decide di aiutarlo.

Arturo Polimero, il bidone, per alcuni suoi peccati

di “gola” ha violato “la Regola del Riciclaggio”, la condanna che il Re degli Spazzini gli ha inflitto è di aggirarsi nel bosco fino a quando non incontrerà il Totem del Riciclaggio, solo risolvendo i suoi indovinelli potrà ritornare alla sua vita e nella sua casa.

Affrontando diverse avventure i due protagonisti arrivano ad incontrare il Totem del Riciclaggio, rispondendo ai suoi indovinelli riusciranno a riciclare tutti i rifiuti del sacchetto

per poi salutarsi a lasciarsi ad una prossima avventura.

Tutti gli oggetti presenti nella storia sono stati realizzati con materiale riciclato

Lo spettacolo è stato rappresentato in prima nazionale alla sezione teatro ragazzi di Festambiente 2002 a Rispescia (Grosseto)

Musiche di scena:

Beethoven – Sinfonia n.6 in F major op.68

Prokofiev – Sinfonia n.1 larghetto

Tchaikovski – Lo Schiaccianoci suite, opera n.7

 Bill Whelan – Caracena

Tchaikovski – La patetica sinfonia n.6 in B minore 

Prokofiev – Sinfonia n.1 allegro

9 dicembre – ore 21,00. PKD – Filippo Arcelloni in CAMMINARE PELLEGRINARE

Con i materiali raccolti durante i cammini fatti negli anni 2020, 2021 e 2022, Filippo Arcelloni ha realizzato, la conferenza spettacolo “Camminare, Pellegrinare”.

Un progetto artistico che mescola l’agilità della conferenza, con il rigore della scrittura teatrale, permettendo all’attore di dialogare con il pubblico presente ma anche di offrire spunti e riflessioni teatrali. La conferenza racconta la “genesi” del camminatore che lentamente, passo dopo passo, diventa un “pellegrino”, con ironia e dolcezza e momenti di riflessione il pubblico viene portato a comprendere cosa accade durante un cammino e perché una esperienza faticosa come camminare per 20-25 chilometri ogni giorno per più giorni diventa una dei momenti più belli della propria vita. “Un cammino è una esperienza complessa da vivere e riproporre, si può parlare di salute, benessere psicofisico, di luoghi, spazi, incontri, emozioni, difficoltà, partenze, arrivi e ritorni. Se potessi darvi l’immagine che ho, vi direi che il cammino è una torta composta da strati di gusti differenti che insieme fanno un unico gusto.” La conferenza/spettacolo può essere rappresentata in spazi all’aperto, al chiuso, anche non teatrali ma protetti da rumori esterni, con una scheda tecnica. Lo staff di Piacenza Kultur Dom è in grado di dare indicazioni o di seguire in proprio le pratiche SIAE della conferenza spettacolo.

Cosa è una conferenza spettacolo?

Per conferenza spettacolo si intende la messa in scena di brevi momenti di conferenza intervallati da interventi di recitazione (o musica o danza), che rappresentino il libero svolgimento di un argomento, su titolo e programma dello sceneggiatore.

Chi è Filippo Arcelloni

Sono Filippo Arcelloni, mi occupo di teatro come attore, regista, organizzatore teatrale. Sono direttore artistico del Teatro Trieste 34 e dell’Ostello del Teatro di Piacenza e, Legale Rappresentante della compagnia teatrale Piacenza Kultur Dom APS. Da qualche anno ho portato la mia professione artistica fuori dallo spazio fisico del teatro per incrociarla con la passione che provo per gli antichi cammini religiosi.

Come camminatore ha fatto nel 2011 il Cammino di Santiago de Compostela, 2013 il Cammino del Nord, 2020, 2021, 2022 la Via Francigena dal passo del Gran San Bernardo a Roma. Dal 2018 è hospitalero volontario per una associazione di accoglienza italiana.

Il progetto artistico

Nell’anno 2020, in pieno periodo Covid 19, ho realizzato il primo progetto di SMART WALKING THEATRE “Gran Tour Francigena 2020”, un progetto di cammino e arte sulla Via Francigena del Nord, dalla Valle d’Aosta a Roma in 45 tappe e 1.000 km a piedi, che ha prodotto oltre 6 ore di video interviste con artisti del territorio sul tema Arte e Covid 19.

Nell’anno 2021 il secondo progetto di SMART WALKING THEATRE “Gran Tour Francigena 2021” mi ha permesso di portare in cammino sulla Via Francigena la conferenza/spettacolo “Camminare, Pellegrinare” riflessione teatrale sull’esperienza del cammino e del benessere portato.

Nell’anno 2022 realizza in collaborazione con LILT, nell’ambito del centenario della fondazione, il progetto VIA FRANCIGENA ON FOOT, portando in cammino l’esperienza della Lilt assieme alla conferenza spettacolo.

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